sabato 18 dicembre 2010


E' stato strano...è stato davvero strano uscire ieri sera e trovarmi davanti Piazza dei Miracoli così, i miei mi ci portavano spesso da piccola, la domenica pomeriggio, quando ancora mi sembrava di avere due genitori, e ricordo che giocavo con il mio supertele blu e nero sul prato, prima che lo chiudessero. e tornavo a casa con i jeans sempre macchiati d'erba sulle ginocchia. E poi una volta cresciuta ci andavo da sola, con il sole, con la pioggia, di giorno, di sera...è rilassante la pace che si respira in questa piazza. E vederla così, con tutta quella neve, con i due pupazzoni davanti al Battistero, con la neve che scricchiolava sotto i piedi, ad ogni passo, e poi solo silenzio. Eravamo tutti in silenzio, nessuno che urlava, nessuno, tutti parlavamo sottovoce, che uno spettacolo così parla da solo, e merita solo di essere ascoltato e guardato in silenzio.
Ed anche in centro c'era una strana atmosfera. Non il solito caos, sembrava diversa anche la gente, cappelli e sciarpe dei colori più diversi, tutti incappucciati...ma nell'aria si respirava qualcosa di strano. I più coraggiosi tenevano una birra ghiacciata nella mano tremante, la maggior parte aveva optato per il vino rosso. Mancava solo il vin brulèe...peccato che nessuno c'abbia pensato. E stavamo tutti vicini, sotto le logge di Piazza Vettovaglie, cercando calore nella vicinanza con un perfetto sconosciuto. Era strana ieri Pisa, era davvero strana.

venerdì 17 dicembre 2010

Scrivo così, scrivo di getto, velocemente, per non perdere nemmeno una parola di quelle che ho in testa. Ti scrivo così. Rientri silenziosamente nella mia vita, e la tua assenza poi comincia a far confusione. Caos immenso. Entropia. Ti scrivo per dirti che ti odio, sì...ti odio. E vorrei riuscire a dirtelo, e a dimostrartelo. Per il male che mi hai fatto, per il male che mi fai, per ciò che mi hai preso, per la parte di me che hai ucciso, per quando mi facevi rinascere e per tutte le volta che mi poi mi facevi morire. Ti odio, per il vuoto che sei riuscita a riempire. Ti odio per avermi lasciato senza alternative, per aver trasformato le mie notti in lunghi incubi, ti odio per gli abbracci che non mi hai dato. Ti odio, per avermi insegnato a riconoscere il battito di un cuore felice, del mio cuore felice, così adesso che so che rumore fa la felicità non saprò più accontentarmi. Ti odio, per tutto questo, e per tanto altro ancora. E mi odio. Mi odio perchè sto di nuovo così, e mi odio quando sto ad aspettare in tuo messaggio che poi non arriva, e mi odio perchè non mi creo alternative. Mi odio perché la tua partenza mi porta malinconia. Ti odio e mi odio.


Ci odio.

giovedì 9 dicembre 2010

E' così che funziona, lo so bene, ma ogni volta che succede non riesco a non rimanerci male: le amiche si fidanzano, e non hanno più tempo, tu inizi ad esistere solo nei buchi che hanno, i tuoi problemi non esistono, e ti chiedono mille volte come stai, ma non hanno tempo di occuparsi di te. Funziona così, da sempre. Eppure...eppure adesso sento forte la sua mancanza, il tempo che lei mi dedicava, le cure, le premure, i sorrisi, mi facevano stare bene, mi distraevano, non pensavo; prendermi cura di lei era come prendermi cura di me stessa. E adesso sono settimane che non passiamo un pomeriggio insieme, perchè se non è al lavoro è con lei. Io adesso tappo solo i suoi buchi, temporali, caratteriali, mentali. Ho molto più tempo per me, ma non so sinceramente di che farmene; ho molte più energie che non riesco a convogliare da nessuna parte, e così finisce che mi scarico da sola. E' così che funziona, devo farmene una ragione. E non capisco perché la ruota non giri mai, perché non giri mai per me. E mi sento così dannatamente patetica anche solo a pensarle queste cose, che mi verrebbe solo voglia di chiudermi in casa a guardare film, bere birra e rollarmi sigarette. Stupida, stupida bambina patetica.

lunedì 6 dicembre 2010





DEVO DIMAGRIRE.

sabato 27 novembre 2010

Due




Eravamo IN DUE
e sono rimasta sola
persa in un bicchiere di troppo
naufraga in toilette per signore
cerco disperatamente qualcosa
che mi manca tanto
I love you baby
com'era bello fare all'amore con te
come son belle le illusioni
ed i pensieri tristi
e le canzoni degli anni settanta
e quella voglia di andare via
e il desiderio di restare
e il così nobile orizzonte
del mare Ionio che se ne va via
verso l'Africa
è così ogni santo giorno
I love you baby
com'era bello fare all'amore con te
com’era bello averti
e pensare potesse forse essere per sempre
l’interminabile solitudine del sentirsi soli
a volte gioca brutti scherzi
un giorno credi vada tutto bene
e l'indomani vorresti ucciderti
eravamo in due
e sono rimasta sola
persa in un bicchiere di troppo
naufraga in toilette per signore
cerco disperatamente qualcosa
che mi manca tanto
I love you baby
com'era bello fare all'amore con te
com’era bello averti
e pensare potesse forse essere per sempre
per sempre cosa?
guardati intorno e dimmi
se c'è qualcosa che possa
mai durar per sempre
tutto quanto è destinato a scomparire
e questa è una società caduca
checché ne dicano Marx o Weber
Gesù Giuseppe e Maria
abbiate pietà dell' anima mia
non si vive ogni giorno
non si può morire sempre.


Già...com'era bello fare all'amore con te.

giovedì 25 novembre 2010


Tra un mese sarà Natale. Nelle città sono già stati messi gli addobbi, è partita l'ansia dei regali, e le lamentele perchè non ci sono i soldi. Ed il sorriso ipocrita nelle pubblicità sta già facendo il giro di tutta Italia. Tra un mese sarà Natale, ed io come al solito sento crescere dentro il panico, per quello che, fin da quando ho memoria, sarà ricordato come il giorno più brutto dell'anno. Perché diciamoci la verità: il Natale non è una festa per persone come me, che comunque credo di rappresentare buona parte della popolazione italiana: con una famiglia disastrata e disastrosa, due genitori che si odiano, i parenti con cui no ho niente a che spartire, sola, senza soldi, senza fede, senza speranze. E so già che appena arriverò, l'unica domanda che sapranno farmi dopo i saluti di rito sarà: "Dunque, quanti esami ti mancano?". E forse hanno anche ragione, perché dovrei finirla quest'università. Ma cazzo, anziché stare a puntare il dito, perché non provano a chiedermi qual è il problema? O meglio ancora: perché non provano a tenere chiusa la bocca? Cazzo, cazzo, cazzo. Non mi era mai presa l'ansia natalizia con così largo anticipo. Merda. Ancora un mese, e già non vedo l'ora di trovarmi a gennaio, quando gli spazzini puliranno lo sporco lasciato dal vecchio anno, i venditori svenderanno le sempre troppe rimanenze, le persone torneranno ad essere le solite merde, senza finti buonismi, torneranno a pensare per sè, cercando di comprarsi la maglietta che avevano visto ad inizio stagione ma che non si erano potute comprare, lamentandosi comunque per il prezzo che sembra ancora troppo alto. Ed io tornerò ad essere sola senza sentirmi poi così diversa. Ed almeno fino a Pasqua potrò respirare un po'. Ed avevo pensato di andare a lavorare per il giorno di Natale, guardare le facce tristi di altre persone che fingono di divertirsi mi fa sentire meglio. Ma i nonni si sa, invecchiano, e magari sarà l'ultimo Natale che passerò con loro. Non posso perderlo. Non voglio perderlo. Ed allora metto da parte l'orgoglio e la tristezza, e vado. Manca ancora un mese, e già comincia a mancarmi l'aria. Cazzo.

mercoledì 24 novembre 2010

Chiedimi se sono felice

E non lo so cos’è, forse il sole che stamani con prepotenza si è presentato ai miei occhi ancora assonnati, forse le risate che mi sono fatta ieri sera in partita, forse semplicemente è una giornata. Non lo so. So solo che mi sono alzata piena di buoni propositi, so solo che mentre ero in macchina sentivo dentro una serena tranquillità, e guidavo piano, e non mi arrabbiavo con gli idioti che normalmente popolano le strade, e sentivo il sole caldo sul mio viso, e l’aria fresca che entrava dal finestrino aperto. Ed ero tranquilla. E sono tranquilla. E dopo pranzo mi metterò a studiare, che voglio laurearmi, per poi fare finalmente qualcosa che mi piace. Mi metterò a studiare ciò che non mi piace, ciò che non mi servirà mai nella vita. Devo riparare alle scelte sbagliate, devo crescere, voglio cambiare; voglio essere felice. Voglio essere felice.

Voglio essere felice, con me e per me.



sabato 20 novembre 2010

e all'improvviso le lacrime scendono...mentre guidavo in silenzio verso casa, e di sottofondo la voce di Samuel che ripeteva "giorni a perdere per notti a far finta che sai vivere"...quelle due lacrime tanto aspettate e mai arrivate...scendono lacrime e non capisco il perchè...scendono, e non posso fermarle. scendono le lacrime, ed io mi sento sola. Sprofondo in un abisso, scendono le lacrime ed io non posso fermarle, nessuno può fermarle, nemmeno tu. Non sei te che voglio. Non sei più tu l'oggetto dei miei desideri. Sì, adesso sogno l'Amore, quello in cui non ho mai creduto, quello in cui adesso spero per tornare a sorridere ogni sera. Mi sto innamorando dell'Amore, io che fino ad un mese fa cantavo che l'Amore non esiste, che è una buffonata, che è un'invenzione per acchiappare i fessi. Io che non Gli credevo, adesso mi ritrovo a supplicarLo, ad implorarLo.

venerdì 19 novembre 2010

Una serata piacevole, una piacevole serata in compagnia, una serata quasi perfetta. Un caffè al bar, ed una passeggiata lunghissima: niente birra, niente strani giochi di attrazione né alcun sentimentalismo, una serata come non passavo da tanto tempo. Una serata a parlare, e tu che non sei più nei miei pensieri. Per tre ore non ti ho mai pensata, né ti ho mai rimpianta. Stavo bene, lì al freddo, a camminare, e camminare, ed ancora camminare. E nel frattempo parlare. Sorprendente quanto ho parlato stasera…senza mai scendere nei particolari, ma per tre ore sono riuscita a sostenere una conversazione che in parte riguardava anche me. O che forse riguardava solo me. Io non faccio domande, non mi interessa sapere la vita degli altri, non mi interessa più. Ma è stato bello vedere che qualcuno si interessa della mia. e stavo bene, ecco cosa sentivo dentro: solo una profonda pace. E tu non c’eri più, e non è che lei ha preso il tuo posto, né mai lo prenderà…ma stasera lei mi ha fatto sorridere. E mi ha distratto dai soliti pensieri. E prima di rientrare in casa, mi sono fermata per strada a rollarmi una sigaretta, e da sola al freddo me la sono fumata. Sotto un cielo nuvoloso, col naso che colava, sono rimasta lì, immobile davanti al portone di casa, guardando il fumo denso uscire dalla mia bocca per disperdersi nel niente. Volevo tenere ancora un po’ dentro quella sensazione di pace, che so già che presto si dissolverà. Ma per stasera finalmente potrò sorridere andando a dormire, per stasera non sentirò quel vuoto che ogni sera non mi fa addormentare, e mi costringe a rannicchiarmi in un angolino del letto troppo grande e troppo freddo. No, per stasera ci sono io, e non ci sei te; per stasera ci sono io, e c’è un gran sorriso dentro di me. 

domenica 14 novembre 2010

Uno sguardo. Solo uno sguardo, che però mi è entrato dentro. E non ho potuto non pensarla durante tutto il viaggio di ritorno, mentre piano guidavo in compagnia del mio stereo. era solo uno sguardo, cazzo, un semplicissimo sguardo che non voleva dire niente. E poi lei è davvero troppo per me. Torno silenziosamente ai miei soliti pensieri. Ma devo ammettere che è stato bello provare di nuovo un brivido.

venerdì 12 novembre 2010


Solo un grande, enorme vuoto. che cerco di riempire con i vuoti degli altri. e mi ritrovo la notte a leggere blog, blog scritti con stile e depressi. ho preso parte al dolore di persone che nemmeno conosco, ho sentito il loro vuoto come se fosse mio; ho unito il mio vuoto al suo. mi piacerebbe scambiarci i nostri vuoti. ma l'anonimato dato dalla rete è tanto sicuro quanto impersonale. A N O N I M A T O. 

Trascino i miei piedi per strada, ed evitare le pozzanghere diventa il mio unico pensiero. e a casa curvo la mia schiena sui libri, e non parlo più con nessuno. Quel pallone è diventato l'unico motivo per cui valga la pena uscire a prender freddo; correre dietro ad un pallone è la cosa più simile alla vita: mi smuove dentro qualcosa, e capisco che ancora sono viva. Quando le pozzanghere non sono più da evitare ma diventano semplicemente parte del terreno su cui corri, quando dopo 90 minuti non mi reggo più in piedi, quando le avversarie mi saltano ed io allora le rincorro, quando il cuore trema per il fischio d'inizio, quando tiro forte il pallone per fare un cambio campo, quando una botta presa mi fa sentire dolore, quando poi mi arrabbio e reagisco. La reazione, con quel pallone riesco a trovare una reazione, un riscatto. Poi mi tolgo le scarpette, le lavo, mi lavo, e mi infilo di nuovo le mie adidas sporche e rotte. E torna il grande vuoto. Tornano le pozzanghere da evitare, torna l'anonimato, torna il silenzio, con il suo vuoto che non si colma. Torni anche tu, a volte, torna anche il tuo pensiero che ancora fa male, torna il ricordo. E torna il vuoto.

mercoledì 10 novembre 2010


Se il giorno posso non pensarti, la notte maledico te e quando infine spunta l'alba c'è solo vuoto intorno a me. La notte tu mi appari immensa, invano tento di afferrarti, ma ti diverti a tormentarmi. La notte tu mi fai impazzire.
La notte mi fa impazzir mi fa impazzir.

domenica 7 novembre 2010

E' nelle sere così che mi viene nostalgia di te. In quelle sere in cui il tasso alcolico è spaventosamente alto, e mentre pedali per la città semideserta senti il vento freddo che ti taglia le orecchie, ma non va a colmare il vuoto che hai lasciato. Io e te che siamo finalmente due cose divise, io che finalmente non appartengo più a te. resisterò a questa stupida voglia di te, dovuta solo alla mia solitudine ed al mio stupido bisogno di avere qualcuno a cui rivolgere l'ultimo pensiero notturno. Sarò io d'ora in avanti il mio solo ed unico pensiero, il primo la mattina e l'ultimo prima di addormentarmi. ma stasera il tasso alcolico è troppo alto, ed io sono così maledettamente sola.

giovedì 21 ottobre 2010

martedì 28 settembre 2010

Capitare in quel bar per caso, in quello che poi è il tuo bar. Vederti lì seduta, a sfogliare un giornale, come sempre. ed il tuo sorriso è stata la cosa più bella della giornata: ero lì accanto a te, in piedi, e tu che mi guardavi dal basso, col tuo bicchiere davanti. D’istinto allungare il braccio, metterti la testa sulla mia pancia…ed il tuo sguardo, sempre indecifrabile, d’improvviso sembra quasi contento. Mi sembra quasi contento. Ed ho riversato in quell’abbraccio tutto il mio affetto, ma chissà se tu l’hai capito. Chissà cos’hai sentito. Chinarmi per dirti qualcosa, e sentire nel tuo alito l’odore inconfondibile del gin…“che adesso un bacio te lo darei proprio con amore”, pensare. Ed invece la mia amica è uscita con due birre, “ciao, ora devo proprio andare”. E quel bacio non dato, ed il sapore amaro della birra sulle mie labbra.
i baci non dati, il loro sapore; le cose non fatte, il loro valore; le frasi non dette e pensate soltanto in fondo alle scale.

martedì 21 settembre 2010

Quando ti trovi a un bivio, e non riesci ad andare avanti, e non riesci più nemmeno a tornare indietro; lasciandoti trasportare speri che ti arrivi qualcosa dal cielo, speri che svoltando l’angolo tu possa sbattere contro la sorte, vestita con jeans strappati e maglietta scura, ed un sorriso che riesca a scaldare il freddo che hai dentro. Ma contro la sorte non sbatti mai, continui imperterrita a sbattere contro te stessa, e così ti senti ogni giorno più sola, più triste, sprofondando poco a poco dentro te stessa, e l’unico desiderio che hai è quello di perderti dentro uno sguardo amico, dentro uno sguardo complice…ma questo sguardo non arriva mai, e così ti perdi dentro una bottiglia di vino, sapendo che quando ti sarà negato l’alcol, allora sì, la tua vita non avrà davvero più senso. cerchi l’amore, ma provi solo un profondo dolore. Sto cominciando ad aver paura della solitudine, di rimanere sola per sempre. Piano piano le mie coetanee si stanno sistemando, ed io non faccio sesso da febbraio, le tue mani non mi sfiorano più. le tue mani stanno nella tasca scucita dei tuoi pantaloni, e non prendono più le mie. Insicurezza e dubbio, paura e panico. Vero e proprio panico. Solitudine. Ho gli occhi spenti, dicono. Forse non ho più voglia di andare avanti. Mi trascino in giro sperando di trovare quel qualcuno che mi possa far tornare a vivere, e la sera mi addormento sempre sola nel mio letto troppo grande, che adesso che torna il freddo sarà ancora più insopportabile. Panico. Solitudine. Ti ho cercata in un sogno, più di una volta ti ho cercata, ma è stato solo un grande e continuo incubo, che mi metteva addosso solo una profonda irrequietezza.


"...ho tanti sogni spenti ormai

silenzi che riempirai

di tutte le sconfitte

che tu sola capirai

dannata solitudine

sei una malattia

ma vivrò con te solitudine

vivrò con te solitudine

vinci tu dannata solitudine

dato che sei sorella

della mia libertà

è vero sono libero

però con tanto vuoto in me

a che mi servirà tutta questa libertà?"

martedì 3 agosto 2010


Chiunque tu sia...vieni presto a salvarmi. prendimi, portami con te, fammi camminare nella tua luce, e proteggimi...proteggimi dalle canzoni inutili, proteggimi da lei. Porta la luce, portami luce in questo deserto buio e senza stelle. Ieri pensandoti mi sono emozionata, ieri immaginando di incontrarti mi è mancata l'aria. Mio nuovo amore, mia speranza, vieni, porgimi la tua mano, io adesso sono pronta a darti la mia. Mio amore immiginario, prendi forma, diventa viva; lo so che ci sei, lo sento, ti sento nei battiti irregolari del mio cuore stanco, ti sento nel mio respiro affannoso, nel mio sorriso migliore. prendi forma, vieni da me, e poi prendimi..e guidami. Ieri mi sono emozionata pensandoti, ma non avevi volto, non avevi corpo. Voglio provare di nuovo emozioni che mi facciano sentire viva...e devo provarle per qualcuno, non per te, spirito e anima senza nome. Cercami, come io cerco te. Lo so, lo sento, ti sento...e cii troveremo prima o poi, in uno splendido giorno.  

lunedì 14 giugno 2010

Ho bisogno di una scusa per restare, dammi una scusa per non andarmene per sempre. Per invitarti a casa sto aspettando di comprare il lime per offrirti un mojito, che senza una scusa non posso aprirti la porta. Senza una scusa non posso vederti. Dammi una scusa per non andarmene, dimmi di nuovo che mi vuoi nella tua vita, scrivimi cose divertenti, fammi ridere. Fammi di nuovo sorridere. Ma fallo adesso, perché so che ho bisogno di andarmene, ma voglio una scusa. così posso rimanere. Ed eri così buffa mentre mi chiedevi "e poi non è successo altro?", tanto già sapevo cosa volevi sapere. "Non ho smesso un attimo di pensarti e di volerti", avrei voluto risponderti. Ma scuotendo leggermente la testa ho sussurrato un debole "No", ed ho continuato a sorseggiare il montenegro. E non sono voluta più entrare in casa tua, che sono pur sempre una donna, e non posso cedere sempre. ma non cedere mi è ancora impossibile. e ti aspetterò ancora, senza rincorrerti. Ti aspetterò, finché un giorno non farai più male. finché quella scusa non mi servirà più. c'è soltanto un modo per riprendersi, lasciarsi un giorno e poi dimenticarsi? 

mercoledì 26 maggio 2010

e quando ci incontriamo fare finta di non vedersi e poi spararsi alle spalle. ma con l’amore necessario a fare passare la pallottola da una parte all’altra senza sfiorare alcun organo vitale. continuiamo a camminare con i nostri giubbotti antiproiettili e in tutte e due le mani quegli arnesi elettrificati che servono per scacciare i cani, per tenere a debita distanza i nuovi rapporti umani.

mercoledì 19 maggio 2010

Sentirti dentro le mie viscere, sentire che ormai tu fai parte di me. Pensare e non capire, pensarti e non capirti. Sentirsi sola in mezzo ad un milione di persone, sentirsi incompleta senza di te. Ed il vuoto che crei quando te ne vai ho provato ad arredarlo, ma poi mi sono accorta che ho scelto i mobili sbagliati, come quando all’ikea compri i mobili sottocosto e poi ti accorgi che per casa tua in realtà non vanno bene. Quando ti accorgi che in realtà per casa tua non va bene niente, che tutto quello che vorresti non è in commercio; la maledizione delle idee e degli ideali inesistenti. Sopravvivere ai vent’anni e alle persone che ti circondano. Ed ascoltare i cccp che cantano curami, curami, prendimi in cura da te. ascoltare i cccp che dicono smettila di parlare, avvicinati un po’. E chiedersi “mi ami?” ed avere già la risposta. Ma i cccp non ci sono più, e i cccp non ci sono più.

lunedì 26 aprile 2010

Dipendenze tossiche, che fanno male. e già sapevo che sarebbe finita così, ma speravo andasse diversamente stavolta. La speranza che muore sulla tua bocca, così familiare ormai che ne cerco il sapore sulle labbra altrui senza mai trovarlo. Panico ed estasi insieme, sento pulsare il sangue nel mio collo, tachicardia. ormai non ho più scuse, ormai non ho più scuse. E non ho nessun rumore in testa stamattina, solo il silenzio che fa eco. Nelle tristezze telefilmiche in cui mi fai cadere, in cui mi fai decadere; nelle tristezze telefilmiche in cui vivo da mesi, non c'è niente di bello da scrivere, non c'è niente di bello di cui parlare, non c'è niente di bello a cui pensare, nemmeno le tue parole che già hanno smesso di rimbombare nella mia mente, le sto già dimenticando. Tu che non si capisce cosa vuoi, e parlando con te a volte penso quasi di avere torto. La sterilità dei nostri punti di vista, la siccità delle nostre opinioni. Tutto colpa della fottutissima relatività.

venerdì 23 aprile 2010

Qualcuno mi dica qualcosa, qualcuno dica qualcosa al posto mio, qualcuno riempia di parole il vuoto della mia bocca. Qualcuno riempia di colori il grigio che vedo intorno.
Sentirsi sola in mezzo alla città, guardare i tramonti e non vederne i colori, musica che rimbomba nella mente, musica che cura, musica che riapre vecchie ferite, e sentire quella canzone mi fa sempre pensare a te, mi viene in mente sempre la tua espressione su quella sedia davanti al computer. Vederci di sfuggita, camminando assorta nei miei pensieri, riconoscerti dal giacchetto…sapevo che eri te, non potevi che essere te. E ti sei tagliata di nuovo i capelli come piacciono a me. Alzare leggermente lo sguardo e vederti, senza avere nemmeno la forza di fermarmi, continuare a camminare per inerzia, con le gambe che non sai nemmeno dove vogliono portarti, e non ti resta altro che seguirle, col fiato corto, e la testa in confusione. Come se fossimo conoscenti, ci siamo passate accanto, come se fossimo solo conoscenti. Comequandofuoripiove, come adesso. Quella pioggia umida, che si posa piano sull’asfalto surriscaldato dal sole della giornata, sull’asfalto surriscaldato che emana quell’inconfondibile odore. E ricordo che da piccola quando pioveva avevo sempre la nausea, perché sentivo puzzo di pesce. E quando ero al mare a volte sentivo la stessa puzza, e dicevo a mia mamma “eccolo l’odore, come quando fuori piove”, ma lei non lo sentiva, e adesso non lo sento più nemmeno io. Non sento più niente adesso, se non l’inconfondibile odore dell’asfalto caldo che si bagna a contatto con le gocce che cadono piano, piano piano.

sabato 3 aprile 2010

Coincidenze



....che a volte sogno anch'io di trovarmi in mezzo a tutte queste coincidenze, per credere che poi alla fine non siano proprio coincidenze.

martedì 23 marzo 2010

Per combattere l'acne

Che stasera ci sta bene la sua voce, a cullare i miei pensieri.




la notte atomica che ci ha rimboccato le palpebre 
guardare il cielo malconcio di chernobyl da qui 
esprimere desideri quando vedi scoppiare navicelle spaziali 
o moduli lunari russi o giapponesi o americani 
arrampicarsi sulle impalcature per prendere il sole e rivenderlo a qualche spacciatore 
lavarsi i denti con le antenne della televisione durante la pubblicità 
ho abbassato le saracinesche dei negozi sui miei occhi 
con le nostre discussioni serie si arricchiscono solo le compagnie telefoniche 
siamo l'esercito del SERT siamo l'esercito del SERT siamo l'esercito del SERT siamo l'esercito del SERT 
a parigi dici che non volano mosche benedirci in chiese chiuse e in farmacie compiacenti 
sposarci con i cerotti usati in passeggiate su spiagge deturpate 
le piazze sono vuote le piazze sono mute 
per combattere l'acne sono tutti in ferie maratone sulle tue arterie sulle diramazioni autostradali 
sui lavori in corso solo per farti venire 
e invidiare le ciminiere perché hanno sempre da fumare 
le notti inutili e le madri che parlano con i ventilatori negli inceneritori 
le schede elettorali e i tuoi capelli che sono fili scoperti 
costruiremo delle molotov coi vostri avanzi faremo dei rave sull'enterprise 
farò rifare l'asfalto per quando tornerai
 siamo l'esercito del SERT siamo l'esercito del SERT siamo l'esercito del SERT siamo l'esercito del SERT 
e i tuoi capelli che sono fili scoperti che sono nastro isolante che sono fili scoperti 

lunedì 22 marzo 2010

Che poi tornano sempre i giorni così


E poi…poi ci sono i giorni così, giorni che durano un’eternità, giorni che non finiscono con la notte ma che continuano, senza sosta, che ti svegli la mattina e ti ritrovi come il giorno prima. Non cambia niente. E ci sono ancora i giorni così. Che stavo dannatamente meglio un po’ di tempo fa, che stavo davvero meglio. E poi…poi arrivano i giorni così, ritornano sempre i giorni così, ritornano sempre. Ritorni tu, sparisco io. Sarà che ho passato un periodo a casa dei miei, e nonostante la mia iniziale disperazione, alla fine non stavo tanto male; sarà che sono stata una settimana senza bere, e senza fumare e sarà che adesso ho ricominciato ad abusarne…che forse è davvero quello che mi fa male. Ma stavo dannatamente meglio, e adesso tutti i miei sforzi stanno andando a farsi sfottere. Non riesco più a sorridere, non c’è nessuno che riesca a farmi sorridere. L’alcol è l’unica cosa che mi fa ridere, l’alcol è l’unica cosa che mi fa dormire. Anestetizzando i miei sensi e la mia mente, faccio sogni confusi la notte, a volte scappo, a volte rincorro, faccio sesso con persone sconosciute, di cui vedo solo i corpi, e la mattina non riesco mai a ricordare la faccia, ricordo solo i loro corpi esili, a volte di donna, a volte di uomo, a volte non lo so. Ci provo a ricordare i volti, ma non ci riesco. Sogni governati dalla paura, e dalla voglia di scopare. Sogni che sono solo sogni. E nient’altro.  E sarà che la mia vita sembra sia stata solo un sogno, quando in mano non ho niente, quando alla fine non ci arrivo mai, quando la vita inizia a richiedere indietro ciò che ti ha dato, e tu ti accorgi che non hai niente da ridarle, mi accorgo che non ho niente tra le mani, solo un po’ di sabbia che sta scivolando tra le dita. Voglia d’estate, con la primavera che ha portato solo pioggia, ancora pioggia. E mi chiedo sempre come fanno a vivere in pianura padana, ma se poi ci stanno vuol dire che ci si può vivere, o quantomeno sopravvivere – mi dico. Quando poi ti accorgi che nemmeno qui si sta poi tanto bene, che il mare è sporco, e comunque non ci puoi arrivare in bici, devi prendere la macchina, e non hai i soldi per mettere benzina. E prima o poi dovrai deciderti a trovare un misero lavoro, rinunciando così a tutto, anche a piangerti addosso. Non sarebbe male avere due soldi in più. Non sarebbe male non doverti vedere più, non sarebbe male non doverti pensare più. Ma adesso piove, e le tue esili braccia intorno al mio collo starebbero bene, la pelle liscia del tuo viso spigoloso non starebbe poi tanto male appoggiata sulla mia spalla.o sul mio seno. ma adesso piove. E sono stanca. Ma adesso piove, e voglio solo dormire. scusami amore ma non voglio morire.

lunedì 15 marzo 2010







....del tutto inAdatta al volo....

venerdì 12 marzo 2010


Odio quando mi telefonano che sto guidando. Amo guidare, amo guidare da sola, amo guidare da sola, con la mia musica ed i miei pensieri, sfrecciando in autostrada – cheprimaopoilosaichetibeccanovero?. Amavo guidare la notte, ma adesso mi sono accorta che non ci vedo più, e così ho imparato ad apprezzare la luce anche mentre sto al volante. E adoro guidare da sola. Perché la mente si distende ed entro nel mio mondo, lasciandomi alle spalle le altre macchine, le altre persone, ognuna con la sua storia ed i suoi problemi, di cui francamente non mi interessa per niente. Non mi interessano più i problemi degli altri, e la cosa spesso mi fa sentire come se dentro di me stesse morendo qualcosa. E non mi piace la birra in lattina. Anche se poi la bevo, ma non mi piace. Molto più dissetante una bottiglia. o sarà solo una questione di pregiudizi? Erano 4 giorni che non toccavo alcol, erano già passati 4 giorni prima che stasera udissi di nuovo lo sfiato familiare della lattina che si apre: SPFFFFF. Era più di un anno ormai che non stavo 4 – lunghi - giorni senza bere niente, nemmeno un sorso di vino. E sono mesi ormai che vivo in un mondo tutto mio, governato da uno stato de ebrezza continuo, ed un malessere che non se ne è andato mai; e rendersi conto la mattina della quantità dei soldi spesi la sera precedente, e capire il perché di quello strano mal di testa, e della bocca secca. E durante la giornata ricostruire la serata, e ridere di te stessa, e ripeterti che da oggi si cambia, senza capire quanto in realtà avresti bisogno di piangere. Perché ad un certo punto non si piange più, perché ad un certo punto ti accorgi che in realtà non hai mai pianto, perché piangere è da fighette, perché piangere è da codardi, e tu vuoi far la dura, ed intanto dentro muori. e ti vengono in mente un sacco di belle frasi. Da piccola volevo fare la scrittrice, o meglio: mi sarebbe piaciuto aver ricevuto il dono della scrittura, avrei scritto bei libri per curare il mio vuoto. perchè quando uno sta bene mica scrive: le poesie più belle sono uscite da menti tormentate, da menti allucinate ed instabili, persone così piene da sentirsi completamente vuote. Come me. Ma non ho ricevuto questa dote, ed ancora mi sto chiedendo quale dote Nostro Signore mi abbia dato. Ed il fatto che siamo in tanti a chiederselo, non mi è di nessun aiuto, anzi: “sei come tutti, né più né meno di tutti gli altri”, mi ripeto. Sono come tutti, sono niente e sono nessuno, sono tutti. A volte sono, a volte no. A volte.

lunedì 1 marzo 2010


“Il suo effetto su di te è stato devastante, è arrivata come un ciclone e si è portata via tutto quello che si poteva prendere, senza darti niente in cambio.” Queste sono le parole con cui hanno descritto il nostro (non)rapporto…mi sono sentita sporca, stupida ed illusa, che ogni volta che pensavo di aver trovato un equilibrio erano solo mie convinzioni, niente di fondato, solo stupide convinzioni nella mia testa…non sono abbastanza forte da riuscire a non venire a letto con te, e finché non saprò resisterti devo starti lontana, devo farlo per me. E non c’è torto o ragione, è il naturale processo di eliminazione. Perché l’anima brucia più di quanto in realtà riesca ad illuminare. Io ti ho resa forte, io ti devo rendere niente. E sarà solo quando tu sarai niente per me, che avremo un rapporto alla pari, che partiremo dallo stesso piano, e forse riusciremo anche ad avere un rapporto sano…perché questo rapporto è marcio, è stato marcio fin dall’inizio, ed io non l’ho mai voluto credere. “è così insano dentro i miei occhi: chi ami è un angelo che uccide se lo tocchi. in or out baby, vedo quello che poi non sento.”.

ti dirò arrivederci, almeno per adesso, ti devo dire arrivederci. Che forse sarà un addio, non lo so. Ma devo farlo, per me, devo iniziare a far qualcosa per me, devo (e forse voglio) tornare a sorridere senza di te, senza il tuo sorriso, senza le tue risate, senza i tuoi sguardi, senza i tuoi su e giù, senza aver bisogno delle tue mani su di me per sentirmi viva, senza aver bisogno di sapere che tanto prima o poi ci incontreremo di nuovo. Quando pubblicherò questo post, avrà inizio l’innaturale processo di eliminazione. Come un tossico che vuole smettere di farsi, come un alcolista che vuole smettere di bere. Non posso rinunciare all’alcol adesso, non ci riesco. ma rinunciando a te forse potrò smettere di affogare la tua assenza in serate fatte solo di cuba libre e canne, tanti cuba libre e troppe canne, potrò smettere di aver bisogno dello sballo fingendo così di non sentire la tua mancanza, potrò smettere di vivere nel mio mondo e ricominciare a far parte del mondo dei vivi, potrò risorgere dall’oltretomba, potrò provare di nuovo un sentimento sincero, un sentimento vero.. ora basta cazzo, ora basta. Io decido della mia vita, non tu. Io decido ciò che voglio per me, e non sei più tu. Sopravviverò. a te, e a me. Sopravviverò.  


“Ora so che ogni uomo trova la sua dannazione”…e tu sei la mia dannazione. Non posso fare a meno di te, sbuchi fuori dal niente, e rovini sempre ogni mia serata. Non posso fare a meno di te. E non voglio stare con te.  Ho smesso di rincorrerti adesso, sono stanca di non arrivare mai da nessuna parte, sono stanca di non prenderti mai. E così…ho smesso di rincorrerti, e adesso che siamo alla pari è tutto un altro rapporto. Adesso che siamo alla pari dico ciò che penso, e ciò che sento. Non ho più paura della tua risposta, non ho più paura del tuo silenzio, non ho più paura di star male, e nemmeno di star bene. Piano piano mi allontano dall’ossessione, dalla tua invasione. Ma nonostante ciò tu rimani la mia dannazione, nonostante ciò sei il mio sogno peggiore ed il mio incubo migliore, sei le spine intorno alle more: devo oltrepassarti per arrivare a cogliere il frutto che tu nascondi. Dopo un anno finalmente sento di nuovo il piacere della libertà, dopo un anno ho sentito di nuovo la vita battere dentro me, dove prima c’eri solo te, adesso batte di nuovo la vita. Voglio smettere di buttare tutti quei soldi nelle sigarette, meglio spenderli per un buon vino. Faccio progetti a breve termine, sperando abbiano ripercussioni nel lungo periodo. Faccio una vita basata su me e non più sui tuoi sbalzi d’umore. Voglio andarmene da qui. Destinata a scappare a vita, probabilmente è questo che sono. “ma soffri solo un po’ per poi non soffrire più”, ma adesso finalmente sto riempiendo piano piano il vuoto che tu avevi creato dentro me. Non dovrei dire che è stato bello conoscerti, ma nonostante tutto adesso ho finalmente voglia di dirlo: è stato bello conoscerti, è stato bello correre dietro a te, è stato bello raggiungerti. Chissà che magari un giorno riuscirò anche a superarti. Per adesso la mia ossessione si è trasformata in dannazione. Respiro a pieni polmoni l’aria fredda di febbraio, e sento il sole bruciare sulla mia pelle. 

venerdì 12 febbraio 2010

"Ci deve essere un posto dove non esiste la paura"




"...Un minuto di raccoglimento per ricordare Giacomo e Annalisa.
Annalisa e Giacomo…ci hanno lasciati, per sempre. Sono scappati, sono
voluti volare via. Perché? Che cos’è che non li ha trattenuti? E’ la paura…è la paura. Noi veniamo qui in chiesa per pregare Gesù, per pregare Gusù Cristo che è morto crocifisso attaccato a una croce; flagellato, frustato, dissanguato per noi. Umiliato da noi. Da noi. Perché chi l’ha messo sulla croce erano persone come noi. Identiche a noi. Con le stesse lamentele per un lavoro troppo faticoso. La stessa difficoltà di parlare con i figli. La stessa paura di essere giudicati. La stessa paura che ha fatto premere il grilletto ad Annalisa, la stessa paura che ha fatto buttare Giacomo giù da una finestra. Quella stessa paura che vi fa sentire leoni per la divisa che portate. E’ la stessa paura che vi rende pecore a fare quello che vi dico io, ad inginocchiarvi, a mettervi in piedi, soltanto perché ve lo dico io. La stessa paura che ci fa picchiare i noi figli quando non riusciamo a fargli fare quello che vogliamo. La stessa paura che ci fa accettare un compromesso. Che ci fa arrossire. Che ci fa abbassare la testa. La stessa paura. La stessa paura. Perché viviamo in un mondo di paura, perché questo è il mondo che siamo riusciti a tirare sù, questo è il grazie che rendiamo a Gesù cristo. Lo abbiamo ucciso noi. Lo uccidiamo noi ogni giorno, ogni domenica che veniamo qui a pregare. Un mondo fondato sulla paura, sulla paura, sulla paura e il potere per fermarla. E quanti Gesù ci sono?quanti Gesù ci sono ancora oggi? Quanti…? E li chiamiamo, li chiamiamo clandestini, immigrati, li chiamiamo extracomunitari, li chiamiamo dissidenti…chiunque ha qualcosa da dire, chiunque ha qualcosa da dire viene crocifisso. Perchè? Viviamo in un mondo di paura. E voi state qui ad ascoltare me…perché? Perché? Per una divisa che vi fa più paura della vostra? Per paura della mia divisa. Perché avete paura. e se me la levo questa divisa che cosa resta? Guadate…che cosa rimane.? A cosa servono le armi, le pistole, gli eserciti, i carceri, perché viviamo in un mondo di paura?…Ci deve essere un posto dove non esiste la paura."

venerdì 29 gennaio 2010

BANG


Me ne vado. Un volontario - e necessario - allontanamento da te. Sembra che i ruoli si siano invertiti: tu che sei arrabbiata con me, tu che non mi vuoi vedere né dare spiegazioni. Sembra che ciò che c'era di razionale nel nostro rapporto, sia andato oltre i confini logicamente comprensibili - e accettabili. Tu che sei gelosa di una lei che non esiste, perché è solo per te che ho occhi. Tu che provi a riprendermi. Tu che mi vuoi solo scopare, io che sono il tuo trofeo, io che sono lì da un anno e adesso tu mi vieni a dire che se non chiariremo è colpa mia. Tu che mi dici che per me hai sempre avuto tempo. Tu che rappresenti il mio non vivere, tu che sei il segno vivente ed evidente del mio fallimento. Ed io che stavo quasi per cedere, nuovamente; ed io, che a volte l'alcol confonde ciò che sento. E ciò che voglio. E tu che non mi vuoi più, ed io che non so nemmeno perché. E dovrei essere io a non volerti più. Morta per autoprocurato aborto. Mi sono uccisa da sola. Ho ucciso la tua voglia di starmi dietro. Ho ucciso la mia voglia di starti dietro. BANG. La pistola spara, e quando la pistola spara il proiettile non può tornare in canna. BANG. Quando sparano le pistole fanno un rumore assordante. E tu te ne vai indietro. BANG.

mercoledì 27 gennaio 2010


Sei un'altra cosa che ho perso, 
che mi è scivolata, che mi è caduta 
io c'ho provato ma non ti ho tenuta, 
vabbè pazienza credimi posso farne senza 
sei già un ricordo in dissolvenza e non fai differenza 
con tutto quello che ho perso senza rendermene conto 
come ogni volta che perdo un tramonto il giorno dopo affronto 
lo stesso, magari piove come adesso 
e ho perso l'ombrello ed il cappello 
ma il bello è quello, è il duello che ogni minuto ho fatto con la vita 
e quando la sorte mi si è accanita contro e pronto 
dovevo trovare veloce una via d'uscita procurandomi qualche ferite 
che non si chiude e ancora brucia, 
ma fa niente, è solo un'altra cosa persa 
o qualche volta un'altra cosa data e dopo tolta 
all'improvviso, senza preavviso, 
che rende inferno ciò che era paradiso. 


Ore passate a misurare dolore, 
dolore di testa, dolore di occhi, dolore di cuore 
dolore d'anima, di sangue, di ossa 
ma ciò non vuol dire che non possa darmi una scossa 
in fondo è solo una scommessa che ho perduto 
una promessa a cui ho creduto e che non hai mantenuto 
già, basta non perdere la dignità,
almeno curandola un po' con un bicchiere pieno 
come le tue frasi, adesso tutte perse come un mazzo di chiavi 
tu che cercavi, 
parole per farmi capire che eri pulita 
ma per finire poi sei riuscita, 
a perderle come 100 Lire 
e adesso credimi non ne voglio più sentire 
voglio guarire, 
guardando l'altra faccia di te che ho scoperto 
pensandoti solo come a una cosa che ho perso. 


Ho perso treni e aerei 
più d'una volta il portafoglio 
ho perso indirizzi, soldi ma mai l'orgoglio 
il che è una sbaglio se mi fa perdere l'autocontrollo 
però non mollo c'ho fatto il callo e resta in ballo 
è un'altra cosa uscita dalla mia vita che presto o tardi 
verrà sostituita, in un futuro dove tu sarai passato remoto 
cancellato, dimenticato, sarai una foto 
buttata sul fondo di un cassetto chiuso 
coperta da qualche maglia che non uso 
e disilluso, ci proverò ad odiare 
se non ci riuscirò a mio malgrado dovrò amare, 
ma mai come cura per un vuoto da colmare 
e non mi scrivere non mi chiamare, non mi pensare 
perché da oggi un'altra cosa cerco e sono certo 
sarà diverso, da quella cosa che ho perso. 

martedì 26 gennaio 2010


E sabato di nuovo lei che si struscia a me. E di nuovo il suo odore, e di nuovo la sua bocca che bacia la mia. E non è più la tua, è la sua. E forse cerco te in lei, o forse è solo il modo per allontanarmi da te. E di nuovo i nostri corpi che si sfregano, che si incastrano, e la musica intorno, e gli altri che ballano. E tu che non sei lì. E tu che non ci sei mai stata. Ed io che mi difendo così dal male che mi avresti sicuramente fatto, se avessi ricominciato questo stupido gioco con te. Ed io che ti ho aspettato per mesi, e tu che adesso non sei più da sola. Ma ti ho aspettato e scopro che sei già passato dentro di me

lunedì 18 gennaio 2010

Questione di ruoli


E sudate ballavamo, in mezzo alla gente che anch’essa si dimenava senza sosta. E sudate cercavamo il contatto tra le nostre zone proibite. E pensavo che l’alcol ha un ruolo fondamentale in queste situazioni, riesce a rendere complici due estranee, riesce a creare un’intesa anche dove non c’è. Ed il rum che usavano ieri sera in quel posto era di pessima qualità, ogni sorso bruciava lo stomaco e dilatava i polmoni. Riuscivo a seguire il suo percorso prima che venisse corroso dai miei succhi gastrici, per trasformarsi poi in urina ed uscire di nuovo dal mio corpo. E pensavo che ieri pomeriggio avevo studiato che uno dei fattori di rischio per la salute è l’alcol, poiché gli alcolisti hanno un rischio assai maggiore di sviluppare certe patologie quali tumori del fegato, annessi e connessi; e fra parentesi c’era scritto “si definisce alcolista colui che assume più di 3 g di alcol ogni giorno”. E mi chiedevo quanti grammi ne stavo assumendo io. “Domani devo cercare su internet”, mi sono detta. E poi – colpa dell’alcol o dell’attrito provocato dallo sfregamento di due corpi? – ci siamo tolte le felpe, che faceva caldo in quel posto. E sentivo la sua maglietta fradicia, e sentivo la sua fronte umida, e sentivo il sudore scendermi anche lungo la schiena. Ed io e lei continuavamo a ballare, senza sosta, in mezzo a facce anonime che facevano da contorno. Ed ogni tanto sbattevamo qua e là, ed allora potevo anche osservare le persone che avevo intorno. Ma poi tornavo a concentrarmi su di lei. E a volte mi baciava anche il collo, ed allora spaventata l’allontanavo. chesemibaciilcollopoinonriescoacontrollarmi. E nei pochi attimi di lucidità, le chiedevo di starmi lontana - “per favore” le dicevo. 

E se la vita fosse davvero una questione di ruoli, a lei che ruolo potrei dare? Forse è troppo selettiva la classificazione delle persone in base ai ruoli che possono (e devono) ricoprire nella mia vita. Forse le classificazioni sono sempre troppo semplicistiche. E se invece fosse solo una questione di priorità? Ognuno sceglie quali sono le sue priorità, e di conseguenza agisce. Potrebbe forse essere questa la spiegazione. Già. Solo che se davvero così fosse, avrei sempre sbagliato nel comportarmi. Se davvero così fosse, devo scrivere la lista delle mie priorità. Devo riscrivere la lista delle mie priorità. Se davvero così fosse.

mercoledì 13 gennaio 2010

Tempo Perso


Quanto tempo che perdiamo quando siamo insieme...a guardarci, a fare battute, sempre con questi doppi sensi, a parlare di cose che poi fondamentalmente non ci interessano, a cercare pretesti per avvicinarci, perchè quando siamo vicine è tutto più facile, tutto viene naturale: tu che mi accarezzi, io che mi irrigidisco, tu che mi chiedi a che penso, anche se so benissimo che mica ti interessa, io che non te lo dico. E poi ancora carezze, e la lotta con me stessa per provare a resistere. Ma è solo così, giusto per avere la coscienza pulita la mattina dopo. Perdiamo un sacco di tempo, quando in realtà potremmo smettere di parlare dopo i saluti e ricominciare a parlare la mattina dopo. Che tanto poi finisce sempre che ci addormentiamo, e che tu ti avvicini a cercare i miei abbracci. Cosa vuoi da bere? Quello che hai purche' sia forte. Torno tra un momento, cerco un argomento,  recitare la mia parte. Già perché c'è sempre una parte da recitare, si farebbe molto prima se lei tornasse vestita soltanto del bicchiere.  Ed invece tu torni nella stanza vestita, con due bottiglie di vino rosso in mano, e sorridendo mi dici "scegli tu, dai...ma che sia buono, perché dobbiamo brindare al nuovo anno!". Scegliere il vino è sempre difficile, non ho gran gusto: bevo tutto. E così abbiamo finito la bottiglia, e poi tu sei venuta vicino a me. E poi io mi sono irrigidita. E nel mio cervello solo il vuoto. E sentivo già il tuo sapore sulle labbra. E così ti ho baciato. Essere senza alternative e senza futuro. Essere lì solo perché quello è ciò che volevo succedesse. Ed è quello ciò che è successo. E quello che è successo non è nient'altro che una questione di istinti primari, senza tempo e senza controllo. 

giovedì 7 gennaio 2010

Il buco nero


Ed inizia un nuovo anno. E probabilmente le persone normali avrebbero tirato le somme di ciò che è stato in quello vecchio, di ciò che hanno fatto, di ciò che non hanno fatto. Ma io non sono normale, e così questa volta non ho tirato nessuna somma, non ho fatto nessuna operazione di taglio e cucino sull'anno che è stato, né ho aspettative su ciò che verrà. Non guardo al passato, perché tanto ho capito che non so imparare dai miei sbagli. E non spero più nemmeno nel futuro, che tanto è sempre la solita vecchia storia che non cambia mai. E sono stanca di non portare a termine niente: se non hai alcun progetto, diventa impossibile sentirsi dei falliti perché non riesci a concludere; se non hai aspettative diventa impossibile non esserne all'altezza, diventa impossibile essere delusi dal niente. Sto creando una barriera tra me ed il mondo che mi circonda, di modo da non poter essere toccata da niente e da nessuno. Anestetizzo i miei sensi con litri di vino, addormento i miei pensieri con quintali di fumo, denso e caldo. Sento il cervello che si fa sempre più leggero, sento i desideri che piano piano si dissolvono nell'etereo. Ed i pensieri lacrimogeni non ci sono più, ed il mio senno ormai chissà dov'è finito, ed il mio fegato invece sta sempre peggio. Ma dopo aver scoperto che le gioie date da Bacco sono meglio anche di quelle che mi potevi (e mi potresti) dare tu...rimango fedele a lui...e tradisco te. E a volte capita che l'alcol surriscaldi i miei ormoni, che venga fuori il desiderio di avere qualcuno accanto nel mio letto troppo grande per dormirci da sola, il desiderio di provare ancora un brivido. Ma ricaccio tutto dentro, in fondo al buco nero che mi si è creato dentro, un buco nero dove finiscono tutte le emozioni, dove piano piano stai finendo anche tu. Chissà che questo buco nero ti inghiottisca una volta per tutte, portandoti per sempre via da me. Chissà che questo buco nero alla fine inghiottisca anche me. chissà che prima o poi collassi su me stessa. Chissà, magari un giorno non mi ritroveranno mai più.