venerdì 12 marzo 2010


Odio quando mi telefonano che sto guidando. Amo guidare, amo guidare da sola, amo guidare da sola, con la mia musica ed i miei pensieri, sfrecciando in autostrada – cheprimaopoilosaichetibeccanovero?. Amavo guidare la notte, ma adesso mi sono accorta che non ci vedo più, e così ho imparato ad apprezzare la luce anche mentre sto al volante. E adoro guidare da sola. Perché la mente si distende ed entro nel mio mondo, lasciandomi alle spalle le altre macchine, le altre persone, ognuna con la sua storia ed i suoi problemi, di cui francamente non mi interessa per niente. Non mi interessano più i problemi degli altri, e la cosa spesso mi fa sentire come se dentro di me stesse morendo qualcosa. E non mi piace la birra in lattina. Anche se poi la bevo, ma non mi piace. Molto più dissetante una bottiglia. o sarà solo una questione di pregiudizi? Erano 4 giorni che non toccavo alcol, erano già passati 4 giorni prima che stasera udissi di nuovo lo sfiato familiare della lattina che si apre: SPFFFFF. Era più di un anno ormai che non stavo 4 – lunghi - giorni senza bere niente, nemmeno un sorso di vino. E sono mesi ormai che vivo in un mondo tutto mio, governato da uno stato de ebrezza continuo, ed un malessere che non se ne è andato mai; e rendersi conto la mattina della quantità dei soldi spesi la sera precedente, e capire il perché di quello strano mal di testa, e della bocca secca. E durante la giornata ricostruire la serata, e ridere di te stessa, e ripeterti che da oggi si cambia, senza capire quanto in realtà avresti bisogno di piangere. Perché ad un certo punto non si piange più, perché ad un certo punto ti accorgi che in realtà non hai mai pianto, perché piangere è da fighette, perché piangere è da codardi, e tu vuoi far la dura, ed intanto dentro muori. e ti vengono in mente un sacco di belle frasi. Da piccola volevo fare la scrittrice, o meglio: mi sarebbe piaciuto aver ricevuto il dono della scrittura, avrei scritto bei libri per curare il mio vuoto. perchè quando uno sta bene mica scrive: le poesie più belle sono uscite da menti tormentate, da menti allucinate ed instabili, persone così piene da sentirsi completamente vuote. Come me. Ma non ho ricevuto questa dote, ed ancora mi sto chiedendo quale dote Nostro Signore mi abbia dato. Ed il fatto che siamo in tanti a chiederselo, non mi è di nessun aiuto, anzi: “sei come tutti, né più né meno di tutti gli altri”, mi ripeto. Sono come tutti, sono niente e sono nessuno, sono tutti. A volte sono, a volte no. A volte.

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