Quando tu riesci a non aver più un ideale,perché osservando la vita sembra un'enorme pupazzata,senza nesso,senza spiegazione mai;quando tu non hai più un sentimento,perché sei riuscito a non stimare,a non curare più gli uomini e le cose [..] – quando tu vivrai senza la vita,penserai senza un pensiero,sentirai senza cuore – allora tu non saprai che fare:sarai un viandante senza casa,un uccello senza nido.Io sono così."
lunedì 26 aprile 2010
Dipendenze tossiche, che fanno male. e già sapevo che sarebbe finita così, ma speravo andasse diversamente stavolta. La speranza che muore sulla tua bocca, così familiare ormai che ne cerco il sapore sulle labbra altrui senza mai trovarlo. Panico ed estasi insieme, sento pulsare il sangue nel mio collo, tachicardia. ormai non ho più scuse, ormai non ho più scuse. E non ho nessun rumore in testa stamattina, solo il silenzio che fa eco. Nelle tristezze telefilmiche in cui mi fai cadere, in cui mi fai decadere; nelle tristezze telefilmiche in cui vivo da mesi, non c'è niente di bello da scrivere, non c'è niente di bello di cui parlare, non c'è niente di bello a cui pensare, nemmeno le tue parole che già hanno smesso di rimbombare nella mia mente, le sto già dimenticando. Tu che non si capisce cosa vuoi, e parlando con te a volte penso quasi di avere torto. La sterilità dei nostri punti di vista, la siccità delle nostre opinioni. Tutto colpa della fottutissima relatività.
venerdì 23 aprile 2010
Qualcuno mi dica qualcosa, qualcuno dica qualcosa al posto mio, qualcuno riempia di parole il vuoto della mia bocca. Qualcuno riempia di colori il grigio che vedo intorno.
Sentirsi sola in mezzo alla città, guardare i tramonti e non vederne i colori, musica che rimbomba nella mente, musica che cura, musica che riapre vecchie ferite, e sentire quella canzone mi fa sempre pensare a te, mi viene in mente sempre la tua espressione su quella sedia davanti al computer. Vederci di sfuggita, camminando assorta nei miei pensieri, riconoscerti dal giacchetto…sapevo che eri te, non potevi che essere te. E ti sei tagliata di nuovo i capelli come piacciono a me. Alzare leggermente lo sguardo e vederti, senza avere nemmeno la forza di fermarmi, continuare a camminare per inerzia, con le gambe che non sai nemmeno dove vogliono portarti, e non ti resta altro che seguirle, col fiato corto, e la testa in confusione. Come se fossimo conoscenti, ci siamo passate accanto, come se fossimo solo conoscenti. Comequandofuoripiove, come adesso. Quella pioggia umida, che si posa piano sull’asfalto surriscaldato dal sole della giornata, sull’asfalto surriscaldato che emana quell’inconfondibile odore. E ricordo che da piccola quando pioveva avevo sempre la nausea, perché sentivo puzzo di pesce. E quando ero al mare a volte sentivo la stessa puzza, e dicevo a mia mamma “eccolo l’odore, come quando fuori piove”, ma lei non lo sentiva, e adesso non lo sento più nemmeno io. Non sento più niente adesso, se non l’inconfondibile odore dell’asfalto caldo che si bagna a contatto con le gocce che cadono piano, piano piano.
Sentirsi sola in mezzo alla città, guardare i tramonti e non vederne i colori, musica che rimbomba nella mente, musica che cura, musica che riapre vecchie ferite, e sentire quella canzone mi fa sempre pensare a te, mi viene in mente sempre la tua espressione su quella sedia davanti al computer. Vederci di sfuggita, camminando assorta nei miei pensieri, riconoscerti dal giacchetto…sapevo che eri te, non potevi che essere te. E ti sei tagliata di nuovo i capelli come piacciono a me. Alzare leggermente lo sguardo e vederti, senza avere nemmeno la forza di fermarmi, continuare a camminare per inerzia, con le gambe che non sai nemmeno dove vogliono portarti, e non ti resta altro che seguirle, col fiato corto, e la testa in confusione. Come se fossimo conoscenti, ci siamo passate accanto, come se fossimo solo conoscenti. Comequandofuoripiove, come adesso. Quella pioggia umida, che si posa piano sull’asfalto surriscaldato dal sole della giornata, sull’asfalto surriscaldato che emana quell’inconfondibile odore. E ricordo che da piccola quando pioveva avevo sempre la nausea, perché sentivo puzzo di pesce. E quando ero al mare a volte sentivo la stessa puzza, e dicevo a mia mamma “eccolo l’odore, come quando fuori piove”, ma lei non lo sentiva, e adesso non lo sento più nemmeno io. Non sento più niente adesso, se non l’inconfondibile odore dell’asfalto caldo che si bagna a contatto con le gocce che cadono piano, piano piano.
sabato 3 aprile 2010
Coincidenze
....che a volte sogno anch'io di trovarmi in mezzo a tutte queste coincidenze, per credere che poi alla fine non siano proprio coincidenze.
Etichette:
coincidenze,
margherita buy,
non perdiamoci di vista,
npdv,
paola cortellesi,
stefano benny
Iscriviti a:
Post (Atom)