venerdì 29 gennaio 2010

BANG


Me ne vado. Un volontario - e necessario - allontanamento da te. Sembra che i ruoli si siano invertiti: tu che sei arrabbiata con me, tu che non mi vuoi vedere né dare spiegazioni. Sembra che ciò che c'era di razionale nel nostro rapporto, sia andato oltre i confini logicamente comprensibili - e accettabili. Tu che sei gelosa di una lei che non esiste, perché è solo per te che ho occhi. Tu che provi a riprendermi. Tu che mi vuoi solo scopare, io che sono il tuo trofeo, io che sono lì da un anno e adesso tu mi vieni a dire che se non chiariremo è colpa mia. Tu che mi dici che per me hai sempre avuto tempo. Tu che rappresenti il mio non vivere, tu che sei il segno vivente ed evidente del mio fallimento. Ed io che stavo quasi per cedere, nuovamente; ed io, che a volte l'alcol confonde ciò che sento. E ciò che voglio. E tu che non mi vuoi più, ed io che non so nemmeno perché. E dovrei essere io a non volerti più. Morta per autoprocurato aborto. Mi sono uccisa da sola. Ho ucciso la tua voglia di starmi dietro. Ho ucciso la mia voglia di starti dietro. BANG. La pistola spara, e quando la pistola spara il proiettile non può tornare in canna. BANG. Quando sparano le pistole fanno un rumore assordante. E tu te ne vai indietro. BANG.

mercoledì 27 gennaio 2010


Sei un'altra cosa che ho perso, 
che mi è scivolata, che mi è caduta 
io c'ho provato ma non ti ho tenuta, 
vabbè pazienza credimi posso farne senza 
sei già un ricordo in dissolvenza e non fai differenza 
con tutto quello che ho perso senza rendermene conto 
come ogni volta che perdo un tramonto il giorno dopo affronto 
lo stesso, magari piove come adesso 
e ho perso l'ombrello ed il cappello 
ma il bello è quello, è il duello che ogni minuto ho fatto con la vita 
e quando la sorte mi si è accanita contro e pronto 
dovevo trovare veloce una via d'uscita procurandomi qualche ferite 
che non si chiude e ancora brucia, 
ma fa niente, è solo un'altra cosa persa 
o qualche volta un'altra cosa data e dopo tolta 
all'improvviso, senza preavviso, 
che rende inferno ciò che era paradiso. 


Ore passate a misurare dolore, 
dolore di testa, dolore di occhi, dolore di cuore 
dolore d'anima, di sangue, di ossa 
ma ciò non vuol dire che non possa darmi una scossa 
in fondo è solo una scommessa che ho perduto 
una promessa a cui ho creduto e che non hai mantenuto 
già, basta non perdere la dignità,
almeno curandola un po' con un bicchiere pieno 
come le tue frasi, adesso tutte perse come un mazzo di chiavi 
tu che cercavi, 
parole per farmi capire che eri pulita 
ma per finire poi sei riuscita, 
a perderle come 100 Lire 
e adesso credimi non ne voglio più sentire 
voglio guarire, 
guardando l'altra faccia di te che ho scoperto 
pensandoti solo come a una cosa che ho perso. 


Ho perso treni e aerei 
più d'una volta il portafoglio 
ho perso indirizzi, soldi ma mai l'orgoglio 
il che è una sbaglio se mi fa perdere l'autocontrollo 
però non mollo c'ho fatto il callo e resta in ballo 
è un'altra cosa uscita dalla mia vita che presto o tardi 
verrà sostituita, in un futuro dove tu sarai passato remoto 
cancellato, dimenticato, sarai una foto 
buttata sul fondo di un cassetto chiuso 
coperta da qualche maglia che non uso 
e disilluso, ci proverò ad odiare 
se non ci riuscirò a mio malgrado dovrò amare, 
ma mai come cura per un vuoto da colmare 
e non mi scrivere non mi chiamare, non mi pensare 
perché da oggi un'altra cosa cerco e sono certo 
sarà diverso, da quella cosa che ho perso. 

martedì 26 gennaio 2010


E sabato di nuovo lei che si struscia a me. E di nuovo il suo odore, e di nuovo la sua bocca che bacia la mia. E non è più la tua, è la sua. E forse cerco te in lei, o forse è solo il modo per allontanarmi da te. E di nuovo i nostri corpi che si sfregano, che si incastrano, e la musica intorno, e gli altri che ballano. E tu che non sei lì. E tu che non ci sei mai stata. Ed io che mi difendo così dal male che mi avresti sicuramente fatto, se avessi ricominciato questo stupido gioco con te. Ed io che ti ho aspettato per mesi, e tu che adesso non sei più da sola. Ma ti ho aspettato e scopro che sei già passato dentro di me

lunedì 18 gennaio 2010

Questione di ruoli


E sudate ballavamo, in mezzo alla gente che anch’essa si dimenava senza sosta. E sudate cercavamo il contatto tra le nostre zone proibite. E pensavo che l’alcol ha un ruolo fondamentale in queste situazioni, riesce a rendere complici due estranee, riesce a creare un’intesa anche dove non c’è. Ed il rum che usavano ieri sera in quel posto era di pessima qualità, ogni sorso bruciava lo stomaco e dilatava i polmoni. Riuscivo a seguire il suo percorso prima che venisse corroso dai miei succhi gastrici, per trasformarsi poi in urina ed uscire di nuovo dal mio corpo. E pensavo che ieri pomeriggio avevo studiato che uno dei fattori di rischio per la salute è l’alcol, poiché gli alcolisti hanno un rischio assai maggiore di sviluppare certe patologie quali tumori del fegato, annessi e connessi; e fra parentesi c’era scritto “si definisce alcolista colui che assume più di 3 g di alcol ogni giorno”. E mi chiedevo quanti grammi ne stavo assumendo io. “Domani devo cercare su internet”, mi sono detta. E poi – colpa dell’alcol o dell’attrito provocato dallo sfregamento di due corpi? – ci siamo tolte le felpe, che faceva caldo in quel posto. E sentivo la sua maglietta fradicia, e sentivo la sua fronte umida, e sentivo il sudore scendermi anche lungo la schiena. Ed io e lei continuavamo a ballare, senza sosta, in mezzo a facce anonime che facevano da contorno. Ed ogni tanto sbattevamo qua e là, ed allora potevo anche osservare le persone che avevo intorno. Ma poi tornavo a concentrarmi su di lei. E a volte mi baciava anche il collo, ed allora spaventata l’allontanavo. chesemibaciilcollopoinonriescoacontrollarmi. E nei pochi attimi di lucidità, le chiedevo di starmi lontana - “per favore” le dicevo. 

E se la vita fosse davvero una questione di ruoli, a lei che ruolo potrei dare? Forse è troppo selettiva la classificazione delle persone in base ai ruoli che possono (e devono) ricoprire nella mia vita. Forse le classificazioni sono sempre troppo semplicistiche. E se invece fosse solo una questione di priorità? Ognuno sceglie quali sono le sue priorità, e di conseguenza agisce. Potrebbe forse essere questa la spiegazione. Già. Solo che se davvero così fosse, avrei sempre sbagliato nel comportarmi. Se davvero così fosse, devo scrivere la lista delle mie priorità. Devo riscrivere la lista delle mie priorità. Se davvero così fosse.

mercoledì 13 gennaio 2010

Tempo Perso


Quanto tempo che perdiamo quando siamo insieme...a guardarci, a fare battute, sempre con questi doppi sensi, a parlare di cose che poi fondamentalmente non ci interessano, a cercare pretesti per avvicinarci, perchè quando siamo vicine è tutto più facile, tutto viene naturale: tu che mi accarezzi, io che mi irrigidisco, tu che mi chiedi a che penso, anche se so benissimo che mica ti interessa, io che non te lo dico. E poi ancora carezze, e la lotta con me stessa per provare a resistere. Ma è solo così, giusto per avere la coscienza pulita la mattina dopo. Perdiamo un sacco di tempo, quando in realtà potremmo smettere di parlare dopo i saluti e ricominciare a parlare la mattina dopo. Che tanto poi finisce sempre che ci addormentiamo, e che tu ti avvicini a cercare i miei abbracci. Cosa vuoi da bere? Quello che hai purche' sia forte. Torno tra un momento, cerco un argomento,  recitare la mia parte. Già perché c'è sempre una parte da recitare, si farebbe molto prima se lei tornasse vestita soltanto del bicchiere.  Ed invece tu torni nella stanza vestita, con due bottiglie di vino rosso in mano, e sorridendo mi dici "scegli tu, dai...ma che sia buono, perché dobbiamo brindare al nuovo anno!". Scegliere il vino è sempre difficile, non ho gran gusto: bevo tutto. E così abbiamo finito la bottiglia, e poi tu sei venuta vicino a me. E poi io mi sono irrigidita. E nel mio cervello solo il vuoto. E sentivo già il tuo sapore sulle labbra. E così ti ho baciato. Essere senza alternative e senza futuro. Essere lì solo perché quello è ciò che volevo succedesse. Ed è quello ciò che è successo. E quello che è successo non è nient'altro che una questione di istinti primari, senza tempo e senza controllo. 

giovedì 7 gennaio 2010

Il buco nero


Ed inizia un nuovo anno. E probabilmente le persone normali avrebbero tirato le somme di ciò che è stato in quello vecchio, di ciò che hanno fatto, di ciò che non hanno fatto. Ma io non sono normale, e così questa volta non ho tirato nessuna somma, non ho fatto nessuna operazione di taglio e cucino sull'anno che è stato, né ho aspettative su ciò che verrà. Non guardo al passato, perché tanto ho capito che non so imparare dai miei sbagli. E non spero più nemmeno nel futuro, che tanto è sempre la solita vecchia storia che non cambia mai. E sono stanca di non portare a termine niente: se non hai alcun progetto, diventa impossibile sentirsi dei falliti perché non riesci a concludere; se non hai aspettative diventa impossibile non esserne all'altezza, diventa impossibile essere delusi dal niente. Sto creando una barriera tra me ed il mondo che mi circonda, di modo da non poter essere toccata da niente e da nessuno. Anestetizzo i miei sensi con litri di vino, addormento i miei pensieri con quintali di fumo, denso e caldo. Sento il cervello che si fa sempre più leggero, sento i desideri che piano piano si dissolvono nell'etereo. Ed i pensieri lacrimogeni non ci sono più, ed il mio senno ormai chissà dov'è finito, ed il mio fegato invece sta sempre peggio. Ma dopo aver scoperto che le gioie date da Bacco sono meglio anche di quelle che mi potevi (e mi potresti) dare tu...rimango fedele a lui...e tradisco te. E a volte capita che l'alcol surriscaldi i miei ormoni, che venga fuori il desiderio di avere qualcuno accanto nel mio letto troppo grande per dormirci da sola, il desiderio di provare ancora un brivido. Ma ricaccio tutto dentro, in fondo al buco nero che mi si è creato dentro, un buco nero dove finiscono tutte le emozioni, dove piano piano stai finendo anche tu. Chissà che questo buco nero ti inghiottisca una volta per tutte, portandoti per sempre via da me. Chissà che questo buco nero alla fine inghiottisca anche me. chissà che prima o poi collassi su me stessa. Chissà, magari un giorno non mi ritroveranno mai più.