domenica 29 novembre 2009

Che va bene così (senza parole)


A volte vorrei prendere anch'io una di quelle pasticche che ti prendi tu. Chissà cosa vedi, chissà cosa pensi. E stasera ti guardavo ballare, avevi gli occhi chiusi ed una specie di sorriso sulla bocca. Chissà a cosa pensavi. Ed avevi la musica dentro te. E ti muovevi a ritmo, con quel sorriso sulle labbra. E quando sono venuta da te, e ti ho tirato per la maglia, è sembrato che ti svegliassi da un sogno. E sarà stato l'effetto dei quattro cuba libre che hanno seguito il vino che già aveva un po' scaldato lo stomaco e surriscaldato il cervello, sarà per l'effetto di tutte quelle sigarettine che mi piacciono tanto...ma io stavo lì, e ti guardavo...ed eri così bella. Ed io guardavo te, e per un attimo è sparito tutto il male, per un attimo mi sono detta "ok, a me ora va bene così". Dimmi che cosa prendi quando ti svegli, dimmi che tipo di pillole mangi, dimmi che cosa che cosa ti dà quell'inaccessibilità. E nell'idiota speranza che tu mi chiami, lascerò il telefono acceso stanotte. E sono patetica, lo so. Ma per stasera non mi interessa, perchè sì, alla fine mi va bene così, e continuo sulla stessa via, sempre ubriaca di malinconia, ora ammetto che la colpa forse è solo mia, avrei dovuto perderti, invece ti ho cercato.

martedì 24 novembre 2009

Compleanni


Tra poco sarà di nuovo il tuo compleanno. Sono passati 6 mesi da quando ti feci gli auguri. E tu poi mi chiamasti quel pomeriggio, ma io non risposi perchè ero a farmi la doccia in uno schifossissimo bagno di uno schifosissimo albergo a Venezia, che ero fuori da tanti giorni e volevo solo tornare per vederti. E volevo anche regalarti qualcosa, ma poi non ho mai saputo cosa avrei potuto regalarti e non ti ho fatto nulla. E tra altri 6 mesi sarà di nuovo il tuo compleanno. Ma chissà dove saremo, 6 mesi sono un tempo lunghissimo, anche se poi i giorni passano e si fa presto ad arrivarci. Vorrei regalarti un libro da tempo, ma non trovo mai il coraggio di farlo. O forse è solo che non ho mai trovato il libro adatto. O è solo che non ho voglia. E continui a riempirmi di silenzi, e le poche cose che mi dici sono solo bugie. Ma le tue bugie poi vengono sempre fuori. Potresti anche dirmi la verità, tanto ci rimango male in tutti i casi quando non mi vuoi vedere, quando prefrisci qualcun'altra a me. Ma tu forse non lo sai che io le vengo a sapere, ma se mai ci rivedremo, sarà la prima cosa che ti farò notare. Ma forse non ci rivedremo più io e te da sole. E sabato è stato il bacio più bello che ti abbia mai dato. Anche tu sei rimasta un po' sorpresa della cosa, non te l'aspettavi. E domenica poi ho vomitato tutto quello che avevo bevuto sabato, ed ho rivomitato anche te, che non ti voglio più. E adesso devo andare a farmi la doccia, perchè devo uscire e mia madre è meglio se non mi vede così, si preoccuperebbe più di quello che non è già.

mercoledì 18 novembre 2009

Ci sono troppi modi


Per farmi ancora più male...come se quello che ho visto sabato non mi fosse bastato, sono andata a leggere un blog "a tema", in cui chi scriveva ha raccontato del suo primo bacio con una donna. E la mia testa si è riempita di ricordi che avevo provato a rimuovere, di sensazioni che ancora mi fanno battere il cuore. E mi sono riempita nuovamente di te. E' passato quasi un anno da allora, ricordo che era fine novembre, ma non riesco a ricordare il giorno preciso. Strano, di solito ho la fissa per le date. Invece, di te ricordo solo che era un mercoledì. Ti ho aspettato sotto casa per mezz'ora, che non volevo entrare per poi riuscire: le mie coinquiline mi avrebbero chiesto "con chi esci?", ed io non volevo dirglielo. Che poi...non ci sarebbe stato niente di male, visto che spesso eravamo uscite insieme, eravamo amiche. Ma quella sera non mi andava di dirglielo. Come se avessi avuto un sesto senso. Come se avessi capito come sarebbe finita. Mi hai portato in centro, con la tua macchina scassata. Ed io ho scelto il pub. E prima di entrare ci siamo sedute sulle scale fuori a fumare. E poi siamo entrate...e dopo la prima birra abbiamo preso la seconda. E poi la terza. e ricordo che dopo la seconda sei andata in bagno, e mentre tornavi al tavolo mi hai sorriso e mi hai chiesto "Che c'è?". Chissà cosa hai letto nei miei occhi, perchè io ricordo di aver pensato "Sembra quasi un uomo. Ma è una donna, cazzo. Però...quant'è bella.". E dopo la terza birra siamo uscite, e siamo andate alla macchina. E poi sotto casa mia, abbiamo continuato a parlare, a ridere, a scherzare. E poi di nuovo a fumare. E mi scappava forte la pipì, ma non volevo andarmene...per la prima volta dopo mesi ero finalemente tranquilla e senza pensieri. Era una bella sensazione, che ormai nemmeno ricordavo. E poi ti ho detto che dovevo andarmene, e tu ti sei messa a fare storie e paranoie. E quando finalmente mi sono decisa ad aprire la portiera della macchina...beh, tu mi hai afferrato per il collo del giacchetto...e mi hai tirato a te. Con forza, decisa. Ho visto il tuo viso farsi sempre più vicino al mio. Ma tutto andava veloce, tu ti avvicinavi sempre più. Ed è stato il panico. Ho avuto paura. Tu eri una donna, cazzo. Tu sei una donna. E poi...le tue labbra su di me, sulle mie labbra. Ed io che non capivo. Ed io, che il cuore e la testa facevano a botte, già in partenza. Ed io, che avevo il cuore in gola, e non avrei voluto più scendere da quella macchina. Ricordo ancora adesso quanto mi batteva il cuore, era una sensazione che non avevo mai provato, mai. E non capivo. E poi, dopo un tempo che ancora oggi non so quantificare, mi hai guardato e mi hai chiesto "Tutto bene?" - "Sì", ho risposto un po' tremolante. No, non andava per niente bene. Ma come facevo a dirtelo? E poi sono scesa. E mentre stavo chiudendo lo sportello tu mi hai uralto "Fatti sentì eh!". Ed è stata la notte più intensa della mia vita quella. Non riuscivo a smettere di pensare a quel bacio, e quella cosa che sta nel petto non assomigliava più ad un cuore, perchè batteva troppo forte, con ritmo sconnesso. Un cuore malato, ecco cosa sarebbe potuto sembrare. Un cuore malato, come poi si è dimostrato in tutto questo tempo. Forse ho dormito due ore quella notte, forse...ricordo però che il giorno dopo non ero stanca, emanavo energia che sembrava non finire mai. Ma l'energia non si crea, e non si distrugge. E' un flusso. E tu ti sei presa tutta la mia energia, e probabilmente l'hai spesa tutta per lei. Ho nutrito il vostro amore, ho ucciso me stessa. Ho fatto tutto da sola: davo energia a te, ma non pensavo a procurarla per me. E così alla fine sono rimasta senza. Mi sono illusa di avere quel qualcosa in più che potesse piacerti, mi sono illusa di avere quel qualcosa in più che invece non avevo, se non il fatto che ogni volta che volevi scopare e non c'era lei...beh, c'ero io!

E adesso che non ci sei più, e adesso che il più assume la forma dell'infinito, adesso che il nostro tempo è finito, adesso che troverai un'altra che prenderà il mio posto, e adesso che so che lei non perderà mai il suo posto...adesso che mi ritrovo senza te...tutto sembra sbiadito, la mente è annebbiata, e dentro ho un dolore che toglie il fiato.

"perchè quando il dolore è più grande poi non senti più. E per sentirti vivo ti ucciderò, ti ucciderò. Vedrai, vedrai se il mio amore è una patologia saprò come estirparla via. Lo sò, lo sò che il mio amore è una patologia vorrei che mi uccidesse ora."

lunedì 16 novembre 2009


Stamattina quando ho aperto gli occhi ho guardato fuori e c'era il sole. Finalmente oggi è sbucato, e voglio credere che sia qui per me. Ne ho bisogno. Ho bisogno di guardare fuori dalla finestra e sentire il suo calore su di me. E forse è vero che non c'è modo di rinascere senza peccare. Ma tu hai voglia di rinascere o è solo che non sai come finire? Non lo so. Ma se per rinascere dovrò peccare, stavolta lo farò. Non ci sarai più tu nella mia vita, adesso è l'ora che entri qualcun'altro...e non mi interessa chi. Tu non sei in grado di colmare il vuoto che crei in me. E cercherò chi saprà come fare. E si va avanti. Questo sole tiepido di fine autunno mi scalda e mi rasserena. Non ho fiducia nel futuro, non ho fiducia in me...ma finalmente non ho più fiducia nemmeno in te. E non c'è torto o ragione, è il naturale processo di eliminazione. Cerco nuova vita negli occhi speranzosi di chi ho vicino, cerco calore nei pochi abbracci che mi sanno consolare. Cerco quello che tu non mi hai mai saputo dare, ma che testardamente continuavo a cercare in te. Non ci sarai più tu. Mai più. Non voglio stare più così, non per te. Si riparte da qui. La vostra immagine la porterò dentro, con me, a ricordarmi chi sei, a ricordarmi che non cambierai mai. A ricordarmi che merito di più. Sei parte di me, ma devo andarmene da te. Che alla fine mi voglio bene, a modo mio ma mi voglio bene.

domenica 15 novembre 2009



Apro l'ennesima birra. Il rumore della lattina che sfiata, ormai mi è familiare. Oggi ne ho bevuta troppa, lo so...più di tre litri. Ma mi è rimasto solo questo. Tu non ci sei più. Sento diventare realtà il "per sempre". Sento che non ci sarà mai più un noi due. Sento che qualcosa è cambiato, ed il per sempre senza te mi spaventa. Ma non posso continuare così, e quindi mi butto nel nulla, faccio un salto nel vuoto (che verrà). Perchè come al solito mi lasci sola, come al solito te ne vai da lei. E per tutto il giorno ho avuto in mente la scena di ieri sera: tu e lei, che vi baciate. E mi toglie il respiro questa cosa. E mi fa venire la nausea. E mi brucia lo stomaco. E non riesco a far niente, mi sento come paralizzata, guardo il filo che mi unisce a te e non so come tagliarlo. Non ho le forbici. Sto male, e come al solito non ci sei. Non ci sei mai.

E per la prima volta dopo un anno...gli occhi si fanno umidi, ed una lacrima sincera scende sulla mia gota. Vedervi insieme stavolta è stata come una pugnalata dritta nel petto. E più ti evitavo, più ti incrociavo. Mi piacerebbe sai, sentirti piangere, anche una lacrima, per pochi attimi.Che almeno saprei che un po' ci tieni a me.

sabato 14 novembre 2009


Metterò la tua maglietta per dormire..la mia maglietta, quella che avevi te ieri notte...ieri notte, quando sono riuscita a toccarti senza paura, perchè il desiderio si averti, di sentirti mia, era diventato ormai incontenibile. ieri notte, quando per la prima volta ti ho parlato col cuore in mano, e ti ho detto che mi fai star male quando te ne vai. E stanotte meetterò la tua maglietta per dormire, e sarà come averti qui con me. Sarà come sentire di nuovo le tue braccia fragili che mi stringono forte, e la tua faccia sulla mia spalla. Ed il tuo petto che si gonfia sulla mia schiena. E sorriderò addormentandomi, con quel pizzico di paura che ormai accompagna tutte le mie sere più serene.

mercoledì 4 novembre 2009


Fisso lo schermo di questo computer, in attesa di non so cosa. Vorrei scrivere quello che ho dentro, ma non posso, non riesco a tirarlo fuori. E' sepolto sotto, talmente sotto che anche per me è difficile arrivarci. Ho bisogno di morire per poi rinascere, nuova, pulita. Ho bisogno di aria fresca e non so dove trovarla. Mi affaccio alla finestra di camera mia. Fuori piove. Ieri c'era il sole. E cambio umore con la stessa facilità con cui qui cambia il tempo. Ma non mi cambio più i vestiti, e non faccio più lavatrici. Mi sento sporca, e sporca voglio essere anche fuori. Mi sento come se qualcuno mi tenesse la testa sott'acqua, ed io non potessi più risalire. E sott'acqua tengo sempre gli occhi aperti, ed è come se vedessi già il mio corpo disteso sul fondo. Su un fondo che in realtà non riesco a vedere perchè troppo lontano da me. Sto annaspando. Adesso ho anche un gran mal di testa, ma non mi voglio prendere nulla. Che già mi prendo abbastanza birra, ed il fegato mi serve. Devo giocare, domani. E stasera voglio andare a correre sotto la pioggia, che mi libera la mente, mi scarica le gambe. E probabilmente mi fa prendere una bronchite, ma non importa. Con la febbre alta potrei anche svisionare, e sarebbe la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi mesi. allucinazioni. La realtà distorta. Chissà cosa vedrei. Probabilmente vedrei te. O forse no. L'ultima volta che sono collassata ti ho visto nella mia mente, che correvi ed io ti rincorrevo. Ma che cazzo sto scrivendo? Non una frase di quelle che ho scritto finora ha una connessione logica con quella dopo. Ma la testa mi scoppia. E' talmente piena di pensieri, che finisce che non penso più a nulla. Ho bisogno di un caffè, forte e amaro.

martedì 3 novembre 2009

Che non capisci gli incubi dei pesci rossi


Te ne sei andata, di nuovo. Ed io non so più come fare. Perchè ogni volta che non ci vediamo per qualche giorno è così: tu torni da lei. Sarà che hai più tempo per pensare, sarà che il tuo vuoto diventa più grande. Sarà per un milione di altri motivi che nemmeno riessco a pensare. Ma il dato di fatto è che tu te ne vai. Ed è sempre così. Ed io inizio ad essere stanca di fare questa vita, di rincorrerti per poi accorgermi che in realtà non ti prendo mai. E come scriveva Vasco: "Ti permetto di ferirmi e di disinfettarmi con un'averna in un bar orrendo alle sei di pomeriggio". Sei la mia malattia e la mia cura. Sei il mio male ed il mio bene. "Oggi il mio passato mi ricorda che io non so sfuggirti senza fingere. E che non posso sentirmi libero dalla tua corda, dal tuo patibolo. E un’altra volta mi avvicinerò alla tua bocca, mi avvicinerò. E un’altra volta mi avvelenerò DEL TUO VELENO MI AVVELENERO' ". Ma mi fa male tutto questo veleno. Mi fa male tutta questa sete che ho di te. Tu mi fai male. E lo sai. Cazzo se lo sai. Perchè stavolta te l'ho detto. E qualsiasi cosa tu faccia, sai cosa voglio, sai chi voglio. Stavolta lo sai, e non puoi fingere di non saperlo. Ma continui a farmi male, incurante di me e di quello che c'è fra noi. Non riesci ad andare avanti, e non riesci a tornare indietro. Ed io non so dove sbattere la testa. E vorrei sbatterla forte, talmente forte da farmi male, da aprirla in due e far essiccare all'aria tutti i pensieri, tutti i ricordi. Tutto. Una nuova vita. Una nuova ossessione da raggiungere. Un nuovo amore di cui nutrirmi, di cui sorridere, lasciando da parte i pianti e gli esaurimenti e le telefonate inconcludenti. "Che non capisci gli incubi dei pesci rossi", che io mi sento un po' come loro. Dentro quella vasca di vetro stondata, dove ti arrivano immagini distorte della realtà. E tu vorresti gridare il tuo disagio ma non ci riesci. Non puoi, perchè sei muta. E nessuno di quelli che ti passano accanto ti capisce, nessuno nota quanto stai male. La gente passa, ti guarda, per fare poi apprezzamenti così stupidi e superficiali che tu sprofondi ancora di più nel tuo vuoto, fatto di silenzi. E di assenze.