sabato 26 settembre 2009

E d'improvviso


E d'improvviso...il vuoto si riempie, dalla finestra socchiusa entra uno spiraglio di luce, anche se è ancora troppo presto per vedere un'alba. E d'improvviso...sei arrivata tu. A riportarmi un po' d'aria fresca, a dissetarmi dall'arsura che mi si stava creando intorno. All'improvviso arrivi tu. Sbuchi sempre fuori così, come d'incanto. E mi guardi con quegli occhietti spenti, che ancora non ho capito cosa tengono sotto. E mi strappi sempre qualche gesto affettuoso. Stasera ti sei presa pure un bacio, oltre che un abbraccio. E ti prendi sempre i miei sorrisi. Perchè quando sto con te sorrido un sacco, sai? Con le altre rido, ma con te sorrido. E ci rivedremo, quando capiterà. Sarà un'altra piacevole sorpresa. Come sempre. Ti abbraccio da qui, sperando tu possa sentire il mio pensiero. Buonanotte.

venerdì 25 settembre 2009


IERI ALLE 18 (credo) SCRIVEVO:

Scriverti adesso è diventata una necessità, non è più solo una voglia. Mi guardo intorno, e mi rendo conto che ogni volta quando cerco di staccare la spina vengo sempre qui, qui dove mi hai portato la prima volta che mi hai chiesto di accompagnarti a portare fuori il cane; qui dove ogni volta venivamo a fumarci una sigaretta. Qui dove una sera fredda di dicembre siamo venute a berci una birra e tu mi dicesti "E' la prima volta che compri una birra di marca" ed io ti risposi "Me l'hanno lasciata dopo una cena..eheh!". E quella stessa sera per la prima volta mi facesti sussultare con un tuo messaggio: tre parole, solo tre stupide parole che mi fecero tremare il cuore, solo per un attimo. Non andare lì. E se non fossi dovuta passare a prendere quella mia amica che era sull'orlo della depressione, beh...non sarei di certo andata lì, ma sarei rimasta qui con te. E per tutta la sera non feci altro che pensarti. Qui, dove tante volte siamo venute; qui dove ovunque io mi giri, respiro te. Ed ogni tanto mi giro verso l'ingresso del prato, sperando che tu appaia. Ma tu non arrivi mai. Ti chiamerei. "Ehi, ti va una canna?". Ma tu non apparirai, tu non verrai qui stasera, non hai motivo di venire, per di più per venire da sola. In caso verresti con lei, e la cosa sarebbe ancora peggio. Quindi posso anche darmi pace. Eppure non riesco a smettere di alzare la testa e e voltarmi. Perchè? Sei diventata un'ossessione. Cazzo, e ora sono talmente fuori che non riesco nemmeno a scrivere. Ed ora devo tornare a casa, e sostenere una conversazione civile, e non so come cazzo fare. merda. E stasera devo pure uscire, devo andare a bere una birra fuori con un'amica, e non posso stare così imparanoiata. merda. Il sole sta scendendo, tra poco sarà completamente coperto dall'albero. sole che muore al tramonto, in un giorno qualunque di luglio. Solo che ora è settembre, e a settembre il sole tramonta prima. Tra poco avrò freddo. Ma non posso tornare a casa, non posso ancora tornare alla reatà. Voglio farmi cullare ancora un po' dalla tua immagine, voglio sorridere ancora un po' ricordandoti, mentre il peso della tua assenza si fa sentire sempre di più. Voglio stare persa ancora un po' in questa malinconia, che adesso è quasi dolce, e fa venire voglia di piangere. Quante volte tornerai in un pianto inatteso. Un bambino è passato e si è fermato a dirmi ciao. Io lo guardavo senza rispondere. La mamma si è avvicinata per richiamarlo. Non mi piacciono i bambini, ed io non piaccio mai ai loro genitori. Sarà per i miei occhi, o forse perchè non sorrido ai loro figli impertinenti. Non li fanno mai avvicinare troppo a me. Il sole è finito dietro l'albero adesso, sono completamente all'ombra. E fa freddo. Ho la pelle d'oca, quando fumo è sempre così, divento freddolosa. Devo rientrare. Ancora dieci minuti. Gli ultimi dieci minuti.

giovedì 24 settembre 2009


Ieri ero in giro con mia mamma. E' stato come vivere in un film: mi è passato accanto un bambino, avrà avuto 15 anni...ma aveva il tuo stesso colore di capelli, aveva un taglio simile a quello che avevi quando ci siamo conosciute, e la tua stessa faccia, un misto tra il timido e lo strafottente. Mi sono girata di scatto, e non so quanto tempo sono stata a guardarlo allontanarsi. In realtà non guardavo lui. Nella mia testa c'è stato come un flash, è passata veloce l'immagine di noi due sul letto, sdraiate, e tu che guardandomi mi sussurri "Quanto mi arrapi!". E ricominci a baciarmi. Un tuo sorriso. E poi la voce di mamma "Ehi, stai bene? Che hai? Vuoi fermarti a prendere un caffè?". "No mamma, grazie, mi sente solo un po' la testa". Un ultimo sguardo dietro, e il bambino con i tuoi capelli non c'era più. E la verità è che mi manchi, in ogni cosa che faccio sento la tua mancanza: quando gioco, perchè spesso dopo le partite passavo da te; quando vengo al tabacchi sotto casa tua a comprare le cartine, che un tempo ti avrei chiamato per prendere un caffè insieme; quando attacco msn che un tempo avrei sicuramente trovato qualche tuo msg; quando scorro la rubrica del telefono, che so che non ti posso nemmeno scrivere ciao; quando ascolto la musica, quando cammino per strada, quando rido e quando sono triste, quando bevo...tu mi manchi. Ed a volte la tua mancanza è difficile da nascondere, a volte mi sento come imprigionata nella tua rete. A volte invece mi sento in depre senza rete. A volte non mi sento proprio.

Dentro nella tua rete bevi della mia sete sabbia mobile è questo che sei e non ne uscirò mai

giovedì 17 settembre 2009

Mai più


E' uscito il sole. Timido e silenzioso, stamattina ha fatto capolino tra le nuvole. In terra l'asfalto è ancora bagnato, probabilmente ha piovuto tutta la notte. Quando sono andata a letto stanotte, pioveva fortissimo e c'erano dei tuoni che facevano solo venir voglia di coccole! Peccato che fosse lei a prendere le tue coccole, ed io fossi sola nel letto con una birra e qualche misera canzone nella playlist di mediaplayer. Tutti avevano previsto questa fine, tutti tranne io, che stavolta cazzo c'avevo creduto davvero. Non che saremmo state insieme o chissà che, ma che tu rimanessi; non ho mai chiesto tanto, volevo solo che tu ci fossi, il come non mi interessava. Ed invece cazzo ogni volta che torni da lei, o meglio che lei torna da te dopo averti lasciato per la trimilionesima volta, ogni volta tu torni con lei e ti dimentichi di me. E non capisco perchè. Sono arrivata alla conclusione che il problema sono io, perchè vedo che le altre persone continui comunque a vederle, e continui a sentirle. Con me solo silenzio. Perchè?

"Io vorrei defilarmi per i fatti miei ,io saprei riposarmi ma tu non cercarmi mai più. Non voglio mica la luna, chiedo soltanto di andare, di andare a fare l’amore ma senza aspettarlo da te"
Già. Vorrei avere un altro qualsiasi rapporto, ma non riesco a staccarmi da te. Gli altri sono solo visi indifferenti ed anonimi che entrano nella mia vita e ne escono senza lasciare alcun segno. Non so nemmeno se voglio un uomo o una donna. In questo momento l'unica cosa che voglio sei tu, e tu non ci sei. E non ci sarai più. Stavolta so che non tornerai. Devo imparare a camminare senza di te; devo separarmi dai ricordi di te. E ieri sera sotto la pioggia, prima di tornare a casa, sono passata sotto casa, e c'era la sua macchina. E non ci passerò mai più, l'ho giurato a me stessa. Mai più passerò da quella strada, mai più ti cercherò. Se e quando ti rivedrò, sarà in un campo di calcetto. E lì sfogherò la mia sconfitta. Lì io sono in vantaggio, e lo sfrutterò, come tu hai sfruttato il tuo vantaggio fuori dal campo. E ti farò mle, così che tu non mi cerchi mai più, così che tu sappia quanto male mi hai fatto, così che tu mi pensi il giorno dopo quando ti vedrai il livido. Ma pensami in silenzio, non voglio avere più niente a che fare con te. Mai più. Voglio tornare a vivere, senza di te e senza il tuo pensiero. Voglio tornare a sorridere. Senza di te. Senza che tu sia la causa dei miei sorrisi o dei miei pianti. Mai più.

mercoledì 16 settembre 2009

Il Vampiro


Tu che t'insinuasti come una lama
Nel mio cuore gemente; tu che forte
Come un branco di demoni venisti
A fare folle e ornata, del mio spirito
Umiliato il tuo letto e il regno-infame
A cui, come il forzato alla catena,
Sono legato: come alla bottiglia
L'ubriacone; come alla carogna
I vermi; come al gioco l'ostinato
Giocatore, che sia maledetta.

Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
Di conquistare la mia libertà;
Ed il veleno perfido ho pregato
Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada
Ed il veleno, pieni di disprezzo,
M'han detto: "Non sei degno che alla tua
Schiavitù maledetta ti si tolga,
Imbecille! Una volta liberato
Dal suo dominio, per i nostri sforzi,
tu faresti rivivere il cadaver
del tuo vampiro, con i baci tuoi.

domenica 13 settembre 2009

Non è più domenica


Ah! Da quando Senna non corre più...
Ah! Da quando Baggio non gioca più...
Oh no, da quando mi hai lasciato pure tu...
Non è più Domenica!

Così cantava Cremonini. Ed ahimè quanto ha ragione! Non che io e te siamo mai state insieme. Ma quando c'eri, riempivi tutte le mie giornate, e con ansia aspettavo il weekend, e la domenica avevo sempre un sorriso ad ebete sulla faccia, indipendentemente da dove andassi a dormire. La domenica non mi sentivo mai sola. Ed invece, adesso è tutto diverso. E tu non ci sei. E ieri sera ho bevuto 2 litri di birra e 2 mojito, e ti vedevo in tutte le persone che mi passavano accanto. E più bevevo per scappare da te, e più mi si sdoppiavano i volti che avevo davanti; e più mi si sdoppiavano i volti che avevo davanti, più mi passavano in testa come un flash le immagini di me e te. Ed allora continuavo a bere, e a far finta di ridere con le altre. Mentre dentro mi si apriva un vuoto sempre più grande. Oggi ho passato la domenica a letto. Alle 4 quando ho aperto gli occhi avevo solo un gran mal di testa, avevo voglia di vomitare e voglia di bere. Volevo altro alcol. Per colmare il mio vuoto. Per mettere a tacere la mia solitudine. Volevo solo tornare a sorridere come qualche mese fa. Ho preso un bicchiere e c'ho rovesciato del prosecco. Al secondo sorso, la nausea era così forte che mi sono maledetta. E lo stomaco bruciava da morire. Ma sono andata avanti, piano piano, a piccoli sorsi...me lo sono finito quel bicchiere. E poi sono andata al supermercato. E c'era tanta gente, troppa. Ed in realtà non avevo niente da comprare, e in quell'ambiente così grosso rimbombavano le voci della gente, le loro risate, i loro stramazzi; faceva caldo, ed io sudavo. Trasudavo alcol. E tutti mi guardavano. Ho preso una bottiglia di rum, e sono andata verso le casse. E a chi mi guardava incuriosito, o schifato, lanciavo occhiate gelide, obbligandolo a distogliere lo sguardo. E a casa ho continuato a fumare. ma io non sento niente se non la tua assenza, chiassosa assenza.

martedì 8 settembre 2009


Ti verrei a prendere sotto casa per portarti di nuovo al mare, con una birra e quel poco fumo che ci rimane. Con quella birra scadente che beviamo da sempre. E mi farei di nuovo spingere in quel bagno sporco, con quell'odore forte da dare alla testa. anche se io quando mi hai ributtato dentro, mica lo sentivo più il tanfo che emanava! E poi sulla strada di casa vomitare per il troppo averna bevuto. E tu che ti prendi cura di me. Ed era una bella sensazione sai. E ti verrei di nuovo a prendere per portarti a ballare, con la paura che lei ci veda. perchèpoimipicchia. Ma non mi interessa, prenderei schiaffi nel viso e pugni nello stomaco, per essere di nuovo lì accanto a te.
Ma combattere per ciò a cui tengo non è il mio forte.
E così, tu non ci sei più. Ed io non ho più la forza per venire a riprenderti. O forse è solo che ho paura della risposta. Ma il risultato non cambia. E stasera sono andata a correre nel nostro posto. Ed ho avuto paura di incontrarvi. Perchè in realtà quello è il VOSTRO posto. E mi è sembrato di vederla. Ed allora quando sono tornata indietro ho fatto la stessa strada, e sono ripassata di lì, incurante della mia paura dei cani. E c'era un cane sciolto che correva su e giù. E mi è preso il panico, sai? No che non lo sai. Come potresti saperlo se io non te lo dico? è che non posso dirtelo, perchè tu non mi rispondi più. E correvo forte, incurante delle ginocchia che cedevano, incurante di quel dolore alla milza che toglieva il respiro. Correvo forte sperando di svenire. "che magari se vado in ospedale lei mi viene a trovare", pensavo. E correvo sempre più forte. Ma io non sono svenuta. E tu sei tornata fra le sue braccia. Ti ho lasciata andare anche stavolta. E avevo gli occhi umidi ieri mentre correvo, ma le lacrime non scendono mai. Non riesco più a piangere. Da troppo tempo ormai. E ti sarei venuta a prendere alla stazione quando tornavi qui. Ma io non so nemmeno se sei tornata qui, tu non mi hai risposto quando ti ho chiesto "quando torni?". E gli esami sono vicini, e tu sei troppo lontana dalla mia stanza. Che ogni volta che mi affaccio dal terrazzo guardo verso casa tua, anche se il tuo palazzo è nascosto da altri palazzi anonimi che però mi tappano la vista. E l'unica cosa che spero adesso è che di giocare contro, perchè lì sarai costretta a guardarmi negli occhi, e non potrai scappare. Perchè scappare è la cosa che ti riesce meglio, ed è anche una mia specialità. Ma in campo non scappo mai. In campo lotto per vincere, e non ho paura di niente, e non ho mai avuto di farmi male. Ed è per questo che anche quando perdo in realtà vinco. Ma la vita non è una partita di pallone, la vita è tutta un'altra cosa. Io fuori dal campo sono tutta un'altra persona. E fuori dal campo continuo a perdere. continuo a perderti. continuo a perdermi.

lunedì 7 settembre 2009

Pazzia



una volta che ti rendi conto di esser diventata pazza...beh, non è poi tanto male la vita. perchè basta prenderne coscienza. come per tutto il resto. come del fatto che non so dove cazzo sei. come del fatto che al momento odio la mia coinquilina con tutta me stessa. come del fatto che non ho voglia di studiare. ecco, oggi ho preso coscienza del fatto che sono diventata pazza. e adesso...posso anche volare. la mia mente non ha più limiti.

sabato 5 settembre 2009

Pensieri rubati


voglio solo quello che con le mie braccia poco allenate riesco a trasportare. tipo il tuo corpo per qualche metro. E bruciare i letti in cui hai scopato. E raccontare delle barzellette pornografiche ai palazzi tristi e pensierosi. dirgli che siamo architetti ingegnieri geometri e muratori delle nostre decisioni. tra altre orchestre di clacson. tirocinanti, stagisti e precari e scrittori di brutti racconti.


O se ti ricordi di me perché ti fa male la bocca. trascriviamo sullo schermo del computer il nostro essere frastornati. Le ragazze che seguivamo. gli ombrelli sfasciati che attiravano la nostra attenzione. un detergente intimo per dimenticarmi di tutto. Che anche se sei una donna bionica ti si arrugginiscono le guance. chissà se amarsi come gli animali serve a lasciarsi le impronte. come i rosari appesi agli specchietti retrovisori. in poche parole volgari. mi capita raramente di pensarti. Chi sarà di noi la memoria dei viaggi in macchina ascoltando capossela. sarai un monumento nelle mie viscere. darò il tuo nome a migliaia di piazze e a milioni di vie. La materia grigia nelle betoniere. registrare col sismografo il rumore di frizione che sfrega o i nostri cuori che tossiscono. come per attirare l'attenzione. La melodia che hai composto andando via. Sorvoleremo ancora i falchi nella periferia di siena. Che poi è fatta di prati. non andremo ad abitare a berlino. però forse nuoteremo a rana nei canali di scolo di venezia. e poi ci faremo ricoverare nella stessa stanza. Come quegli animali che non si capisce mai se si stanno massacrando o se stanno facendo l'amore.


un pomeriggio con te. che non c'è. sempre circondati di assenze. di persone che prendono degli aerei a basso costo per andarsene. in fila al bancomat. come se avessi un pozzo di petrolio da qualche parte. che mi metti delle tristezze telefilmiche. mi struggi. E cosa pensava de andré mentre concimava la terra. E piero ciampi mentre pisciava nei bagni dei bar di roma. in preda all'allegria e alla pensieratezza. amori in miseria. o solo ipoglicemia collettiva. in perfetta solitudine nel millenovecentonovanta. che mi fai banalmente passare la fame. [...] e settembre che fa diventare piccole le ombre. e gli estintori sulle paranoie. [...] Il tempo impreciso di una sigaretta. con fretta e con calma. come si lascia una persona addormentata. e i miei capelli metereopatici che tutti mi chiedono se me li sono tagliati. invece l'estate sta facendo finta di niente. e i miei pantaloni rossi che improvvisamente si sono rotti anche quelli. e vorrei essere nei pezzi a random del tuo i-pod. aggiornando una vecchia e stupida poesia di benni. e i migranti che camminano sotto i grattacieli. e schivare la meglio gioventù che vola giù. E se gli angeli sopra berlino ascoltassero i miei pensieramenti quando cammino da solo. attraversando tutti i tipi di asfalto e gli stati umorali concessi ai miei cromosomi europei. che vado avanti a frasi ripetitive. e a cose vaghe che dovrei fare. [...] Ti permetto di ferirmi di disinfettarmi con un'averna in un bar orrendo alle sei di pomeriggio. scriversi sulla fronte torno subito. E poi non tornare mai.


e cosa vuol dire questa cosa di darsi. di prestarsi a qualcun altro a tempo indeciso. impreciso. per poi vedere insieme le macerie del paesaggio. scambiarsi i modi di dire. farsisoffrire. non darlo a vedere. rimanercimale. che non mi vieni a vedere. organizzare i miseri giorni di ferie. [...] prenotare per piantare le bandiere su marte. sulla bocca chiusa. Ma era proprietà privata. fammi guarire. fammi passare. ma fermami. ho perso un foglio su cui avevo scritto delle cose che non mi ricordo. solo che tutto sia sopportabile e rivoluzionabile. e che la solitudine sia solo un animale domestico. e ci faccia dei massaggi thailandesi. invece di complicarci lo stomaco e di disidratarci. in litri di pianti abbastanza imbarazzanti. E troppo occidentali. tu non mi dici niente. anche perché adesso dormi. le nostre vite precedenti. cosa stavamo facendo contemporaneamente. amareètuttountornare. [...] i nostri laghi interni. scambiarsi la saliva e le illusioni. in cosa consiste. la notte burocratica. la notte democratica. la notte amministrativa e professionistica. “la difficoltà di costruire una zattera. ho la scatola dei ricordi che esonda. Ti prego torna. Ti prego torna. da dove sei venuta.”


che magari fossi riuscita io a scrivere questi pensieri. ed invece non sono miei. li ho presi in prestito da vasco, il cantante de Le Luci Della Centrale Elettrica. e quel blog è una lettura di rara bellezza. era tanto che non leggevo un blog così. Fateci un giro: http://lelucidellacentraleelettrica.blogspot.com