sabato 5 settembre 2009

Pensieri rubati


voglio solo quello che con le mie braccia poco allenate riesco a trasportare. tipo il tuo corpo per qualche metro. E bruciare i letti in cui hai scopato. E raccontare delle barzellette pornografiche ai palazzi tristi e pensierosi. dirgli che siamo architetti ingegnieri geometri e muratori delle nostre decisioni. tra altre orchestre di clacson. tirocinanti, stagisti e precari e scrittori di brutti racconti.


O se ti ricordi di me perché ti fa male la bocca. trascriviamo sullo schermo del computer il nostro essere frastornati. Le ragazze che seguivamo. gli ombrelli sfasciati che attiravano la nostra attenzione. un detergente intimo per dimenticarmi di tutto. Che anche se sei una donna bionica ti si arrugginiscono le guance. chissà se amarsi come gli animali serve a lasciarsi le impronte. come i rosari appesi agli specchietti retrovisori. in poche parole volgari. mi capita raramente di pensarti. Chi sarà di noi la memoria dei viaggi in macchina ascoltando capossela. sarai un monumento nelle mie viscere. darò il tuo nome a migliaia di piazze e a milioni di vie. La materia grigia nelle betoniere. registrare col sismografo il rumore di frizione che sfrega o i nostri cuori che tossiscono. come per attirare l'attenzione. La melodia che hai composto andando via. Sorvoleremo ancora i falchi nella periferia di siena. Che poi è fatta di prati. non andremo ad abitare a berlino. però forse nuoteremo a rana nei canali di scolo di venezia. e poi ci faremo ricoverare nella stessa stanza. Come quegli animali che non si capisce mai se si stanno massacrando o se stanno facendo l'amore.


un pomeriggio con te. che non c'è. sempre circondati di assenze. di persone che prendono degli aerei a basso costo per andarsene. in fila al bancomat. come se avessi un pozzo di petrolio da qualche parte. che mi metti delle tristezze telefilmiche. mi struggi. E cosa pensava de andré mentre concimava la terra. E piero ciampi mentre pisciava nei bagni dei bar di roma. in preda all'allegria e alla pensieratezza. amori in miseria. o solo ipoglicemia collettiva. in perfetta solitudine nel millenovecentonovanta. che mi fai banalmente passare la fame. [...] e settembre che fa diventare piccole le ombre. e gli estintori sulle paranoie. [...] Il tempo impreciso di una sigaretta. con fretta e con calma. come si lascia una persona addormentata. e i miei capelli metereopatici che tutti mi chiedono se me li sono tagliati. invece l'estate sta facendo finta di niente. e i miei pantaloni rossi che improvvisamente si sono rotti anche quelli. e vorrei essere nei pezzi a random del tuo i-pod. aggiornando una vecchia e stupida poesia di benni. e i migranti che camminano sotto i grattacieli. e schivare la meglio gioventù che vola giù. E se gli angeli sopra berlino ascoltassero i miei pensieramenti quando cammino da solo. attraversando tutti i tipi di asfalto e gli stati umorali concessi ai miei cromosomi europei. che vado avanti a frasi ripetitive. e a cose vaghe che dovrei fare. [...] Ti permetto di ferirmi di disinfettarmi con un'averna in un bar orrendo alle sei di pomeriggio. scriversi sulla fronte torno subito. E poi non tornare mai.


e cosa vuol dire questa cosa di darsi. di prestarsi a qualcun altro a tempo indeciso. impreciso. per poi vedere insieme le macerie del paesaggio. scambiarsi i modi di dire. farsisoffrire. non darlo a vedere. rimanercimale. che non mi vieni a vedere. organizzare i miseri giorni di ferie. [...] prenotare per piantare le bandiere su marte. sulla bocca chiusa. Ma era proprietà privata. fammi guarire. fammi passare. ma fermami. ho perso un foglio su cui avevo scritto delle cose che non mi ricordo. solo che tutto sia sopportabile e rivoluzionabile. e che la solitudine sia solo un animale domestico. e ci faccia dei massaggi thailandesi. invece di complicarci lo stomaco e di disidratarci. in litri di pianti abbastanza imbarazzanti. E troppo occidentali. tu non mi dici niente. anche perché adesso dormi. le nostre vite precedenti. cosa stavamo facendo contemporaneamente. amareètuttountornare. [...] i nostri laghi interni. scambiarsi la saliva e le illusioni. in cosa consiste. la notte burocratica. la notte democratica. la notte amministrativa e professionistica. “la difficoltà di costruire una zattera. ho la scatola dei ricordi che esonda. Ti prego torna. Ti prego torna. da dove sei venuta.”


che magari fossi riuscita io a scrivere questi pensieri. ed invece non sono miei. li ho presi in prestito da vasco, il cantante de Le Luci Della Centrale Elettrica. e quel blog è una lettura di rara bellezza. era tanto che non leggevo un blog così. Fateci un giro: http://lelucidellacentraleelettrica.blogspot.com

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