venerdì 29 gennaio 2010

BANG


Me ne vado. Un volontario - e necessario - allontanamento da te. Sembra che i ruoli si siano invertiti: tu che sei arrabbiata con me, tu che non mi vuoi vedere né dare spiegazioni. Sembra che ciò che c'era di razionale nel nostro rapporto, sia andato oltre i confini logicamente comprensibili - e accettabili. Tu che sei gelosa di una lei che non esiste, perché è solo per te che ho occhi. Tu che provi a riprendermi. Tu che mi vuoi solo scopare, io che sono il tuo trofeo, io che sono lì da un anno e adesso tu mi vieni a dire che se non chiariremo è colpa mia. Tu che mi dici che per me hai sempre avuto tempo. Tu che rappresenti il mio non vivere, tu che sei il segno vivente ed evidente del mio fallimento. Ed io che stavo quasi per cedere, nuovamente; ed io, che a volte l'alcol confonde ciò che sento. E ciò che voglio. E tu che non mi vuoi più, ed io che non so nemmeno perché. E dovrei essere io a non volerti più. Morta per autoprocurato aborto. Mi sono uccisa da sola. Ho ucciso la tua voglia di starmi dietro. Ho ucciso la mia voglia di starti dietro. BANG. La pistola spara, e quando la pistola spara il proiettile non può tornare in canna. BANG. Quando sparano le pistole fanno un rumore assordante. E tu te ne vai indietro. BANG.

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