
Quando tu riesci a non aver più un ideale,perché osservando la vita sembra un'enorme pupazzata,senza nesso,senza spiegazione mai;quando tu non hai più un sentimento,perché sei riuscito a non stimare,a non curare più gli uomini e le cose [..] – quando tu vivrai senza la vita,penserai senza un pensiero,sentirai senza cuore – allora tu non saprai che fare:sarai un viandante senza casa,un uccello senza nido.Io sono così."
sabato 18 dicembre 2010

venerdì 17 dicembre 2010
Scrivo così, scrivo di getto, velocemente, per non perdere nemmeno una parola di quelle che ho in testa. Ti scrivo così. Rientri silenziosamente nella mia vita, e la tua assenza poi comincia a far confusione. Caos immenso. Entropia. Ti scrivo per dirti che ti odio, sì...ti odio. E vorrei riuscire a dirtelo, e a dimostrartelo. Per il male che mi hai fatto, per il male che mi fai, per ciò che mi hai preso, per la parte di me che hai ucciso, per quando mi facevi rinascere e per tutte le volta che mi poi mi facevi morire. Ti odio, per il vuoto che sei riuscita a riempire. Ti odio per avermi lasciato senza alternative, per aver trasformato le mie notti in lunghi incubi, ti odio per gli abbracci che non mi hai dato. Ti odio, per avermi insegnato a riconoscere il battito di un cuore felice, del mio cuore felice, così adesso che so che rumore fa la felicità non saprò più accontentarmi. Ti odio, per tutto questo, e per tanto altro ancora. E mi odio. Mi odio perchè sto di nuovo così, e mi odio quando sto ad aspettare in tuo messaggio che poi non arriva, e mi odio perchè non mi creo alternative. Mi odio perché la tua partenza mi porta malinconia. Ti odio e mi odio.
Ci odio.
giovedì 9 dicembre 2010
lunedì 6 dicembre 2010
sabato 27 novembre 2010
Due

giovedì 25 novembre 2010

Tra un mese sarà Natale. Nelle città sono già stati messi gli addobbi, è partita l'ansia dei regali, e le lamentele perchè non ci sono i soldi. Ed il sorriso ipocrita nelle pubblicità sta già facendo il giro di tutta Italia. Tra un mese sarà Natale, ed io come al solito sento crescere dentro il panico, per quello che, fin da quando ho memoria, sarà ricordato come il giorno più brutto dell'anno. Perché diciamoci la verità: il Natale non è una festa per persone come me, che comunque credo di rappresentare buona parte della popolazione italiana: con una famiglia disastrata e disastrosa, due genitori che si odiano, i parenti con cui no ho niente a che spartire, sola, senza soldi, senza fede, senza speranze. E so già che appena arriverò, l'unica domanda che sapranno farmi dopo i saluti di rito sarà: "Dunque, quanti esami ti mancano?". E forse hanno anche ragione, perché dovrei finirla quest'università. Ma cazzo, anziché stare a puntare il dito, perché non provano a chiedermi qual è il problema? O meglio ancora: perché non provano a tenere chiusa la bocca? Cazzo, cazzo, cazzo. Non mi era mai presa l'ansia natalizia con così largo anticipo. Merda. Ancora un mese, e già non vedo l'ora di trovarmi a gennaio, quando gli spazzini puliranno lo sporco lasciato dal vecchio anno, i venditori svenderanno le sempre troppe rimanenze, le persone torneranno ad essere le solite merde, senza finti buonismi, torneranno a pensare per sè, cercando di comprarsi la maglietta che avevano visto ad inizio stagione ma che non si erano potute comprare, lamentandosi comunque per il prezzo che sembra ancora troppo alto. Ed io tornerò ad essere sola senza sentirmi poi così diversa. Ed almeno fino a Pasqua potrò respirare un po'. Ed avevo pensato di andare a lavorare per il giorno di Natale, guardare le facce tristi di altre persone che fingono di divertirsi mi fa sentire meglio. Ma i nonni si sa, invecchiano, e magari sarà l'ultimo Natale che passerò con loro. Non posso perderlo. Non voglio perderlo. Ed allora metto da parte l'orgoglio e la tristezza, e vado. Manca ancora un mese, e già comincia a mancarmi l'aria. Cazzo.
mercoledì 24 novembre 2010
Chiedimi se sono felice
E non lo so cos’è, forse il sole che stamani con prepotenza si è presentato ai miei occhi ancora assonnati, forse le risate che mi sono fatta ieri sera in partita, forse semplicemente è una giornata. Non lo so. So solo che mi sono alzata piena di buoni propositi, so solo che mentre ero in macchina sentivo dentro una serena tranquillità, e guidavo piano, e non mi arrabbiavo con gli idioti che normalmente popolano le strade, e sentivo il sole caldo sul mio viso, e l’aria fresca che entrava dal finestrino aperto. Ed ero tranquilla. E sono tranquilla. E dopo pranzo mi metterò a studiare, che voglio laurearmi, per poi fare finalmente qualcosa che mi piace. Mi metterò a studiare ciò che non mi piace, ciò che non mi servirà mai nella vita. Devo riparare alle scelte sbagliate, devo crescere, voglio cambiare; voglio essere felice. Voglio essere felice.
Voglio essere felice, con me e per me.

sabato 20 novembre 2010
venerdì 19 novembre 2010
Una serata piacevole, una piacevole serata in compagnia, una serata quasi perfetta. Un caffè al bar, ed una passeggiata lunghissima: niente birra, niente strani giochi di attrazione né alcun sentimentalismo, una serata come non passavo da tanto tempo. Una serata a parlare, e tu che non sei più nei miei pensieri. Per tre ore non ti ho mai pensata, né ti ho mai rimpianta. Stavo bene, lì al freddo, a camminare, e camminare, ed ancora camminare. E nel frattempo parlare. Sorprendente quanto ho parlato stasera…senza mai scendere nei particolari, ma per tre ore sono riuscita a sostenere una conversazione che in parte riguardava anche me. O che forse riguardava solo me. Io non faccio domande, non mi interessa sapere la vita degli altri, non mi interessa più. Ma è stato bello vedere che qualcuno si interessa della mia. e stavo bene, ecco cosa sentivo dentro: solo una profonda pace. E tu non c’eri più, e non è che lei ha preso il tuo posto, né mai lo prenderà…ma stasera lei mi ha fatto sorridere. E mi ha distratto dai soliti pensieri. E prima di rientrare in casa, mi sono fermata per strada a rollarmi una sigaretta, e da sola al freddo me la sono fumata. Sotto un cielo nuvoloso, col naso che colava, sono rimasta lì, immobile davanti al portone di casa, guardando il fumo denso uscire dalla mia bocca per disperdersi nel niente. Volevo tenere ancora un po’ dentro quella sensazione di pace, che so già che presto si dissolverà. Ma per stasera finalmente potrò sorridere andando a dormire, per stasera non sentirò quel vuoto che ogni sera non mi fa addormentare, e mi costringe a rannicchiarmi in un angolino del letto troppo grande e troppo freddo. No, per stasera ci sono io, e non ci sei te; per stasera ci sono io, e c’è un gran sorriso dentro di me.
domenica 14 novembre 2010
venerdì 12 novembre 2010

Solo un grande, enorme vuoto. che cerco di riempire con i vuoti degli altri. e mi ritrovo la notte a leggere blog, blog scritti con stile e depressi. ho preso parte al dolore di persone che nemmeno conosco, ho sentito il loro vuoto come se fosse mio; ho unito il mio vuoto al suo. mi piacerebbe scambiarci i nostri vuoti. ma l'anonimato dato dalla rete è tanto sicuro quanto impersonale. A N O N I M A T O.
mercoledì 10 novembre 2010
domenica 7 novembre 2010
giovedì 21 ottobre 2010
martedì 28 settembre 2010
i baci non dati, il loro sapore; le cose non fatte, il loro valore; le frasi non dette e pensate soltanto in fondo alle scale.
martedì 21 settembre 2010
Quando ti trovi a un bivio, e non riesci ad andare avanti, e non riesci più nemmeno a tornare indietro; lasciandoti trasportare speri che ti arrivi qualcosa dal cielo, speri che svoltando l’angolo tu possa sbattere contro la sorte, vestita con jeans strappati e maglietta scura, ed un sorriso che riesca a scaldare il freddo che hai dentro. Ma contro la sorte non sbatti mai, continui imperterrita a sbattere contro te stessa, e così ti senti ogni giorno più sola, più triste, sprofondando poco a poco dentro te stessa, e l’unico desiderio che hai è quello di perderti dentro uno sguardo amico, dentro uno sguardo complice…ma questo sguardo non arriva mai, e così ti perdi dentro una bottiglia di vino, sapendo che quando ti sarà negato l’alcol, allora sì, la tua vita non avrà davvero più senso. cerchi l’amore, ma provi solo un profondo dolore. Sto cominciando ad aver paura della solitudine, di rimanere sola per sempre. Piano piano le mie coetanee si stanno sistemando, ed io non faccio sesso da febbraio, le tue mani non mi sfiorano più. le tue mani stanno nella tasca scucita dei tuoi pantaloni, e non prendono più le mie. Insicurezza e dubbio, paura e panico. Vero e proprio panico. Solitudine. Ho gli occhi spenti, dicono. Forse non ho più voglia di andare avanti. Mi trascino in giro sperando di trovare quel qualcuno che mi possa far tornare a vivere, e la sera mi addormento sempre sola nel mio letto troppo grande, che adesso che torna il freddo sarà ancora più insopportabile. Panico. Solitudine. Ti ho cercata in un sogno, più di una volta ti ho cercata, ma è stato solo un grande e continuo incubo, che mi metteva addosso solo una profonda irrequietezza.
"...ho tanti sogni spenti ormai
silenzi che riempirai
di tutte le sconfitte
che tu sola capirai
dannata solitudine
sei una malattia
ma vivrò con te solitudine
vivrò con te solitudine
vinci tu dannata solitudine
dato che sei sorella
della mia libertà
è vero sono libero
però con tanto vuoto in me
a che mi servirà tutta questa libertà?"
martedì 3 agosto 2010

Chiunque tu sia...vieni presto a salvarmi. prendimi, portami con te, fammi camminare nella tua luce, e proteggimi...proteggimi dalle canzoni inutili, proteggimi da lei. Porta la luce, portami luce in questo deserto buio e senza stelle. Ieri pensandoti mi sono emozionata, ieri immaginando di incontrarti mi è mancata l'aria. Mio nuovo amore, mia speranza, vieni, porgimi la tua mano, io adesso sono pronta a darti la mia. Mio amore immiginario, prendi forma, diventa viva; lo so che ci sei, lo sento, ti sento nei battiti irregolari del mio cuore stanco, ti sento nel mio respiro affannoso, nel mio sorriso migliore. prendi forma, vieni da me, e poi prendimi..e guidami. Ieri mi sono emozionata pensandoti, ma non avevi volto, non avevi corpo. Voglio provare di nuovo emozioni che mi facciano sentire viva...e devo provarle per qualcuno, non per te, spirito e anima senza nome. Cercami, come io cerco te. Lo so, lo sento, ti sento...e cii troveremo prima o poi, in uno splendido giorno.
lunedì 14 giugno 2010
mercoledì 26 maggio 2010
e quando ci incontriamo fare finta di non vedersi e poi spararsi alle spalle. ma con l’amore necessario a fare passare la pallottola da una parte all’altra senza sfiorare alcun organo vitale. continuiamo a camminare con i nostri giubbotti antiproiettili e in tutte e due le mani quegli arnesi elettrificati che servono per scacciare i cani, per tenere a debita distanza i nuovi rapporti umani.
mercoledì 19 maggio 2010
lunedì 26 aprile 2010
venerdì 23 aprile 2010
Sentirsi sola in mezzo alla città, guardare i tramonti e non vederne i colori, musica che rimbomba nella mente, musica che cura, musica che riapre vecchie ferite, e sentire quella canzone mi fa sempre pensare a te, mi viene in mente sempre la tua espressione su quella sedia davanti al computer. Vederci di sfuggita, camminando assorta nei miei pensieri, riconoscerti dal giacchetto…sapevo che eri te, non potevi che essere te. E ti sei tagliata di nuovo i capelli come piacciono a me. Alzare leggermente lo sguardo e vederti, senza avere nemmeno la forza di fermarmi, continuare a camminare per inerzia, con le gambe che non sai nemmeno dove vogliono portarti, e non ti resta altro che seguirle, col fiato corto, e la testa in confusione. Come se fossimo conoscenti, ci siamo passate accanto, come se fossimo solo conoscenti. Comequandofuoripiove, come adesso. Quella pioggia umida, che si posa piano sull’asfalto surriscaldato dal sole della giornata, sull’asfalto surriscaldato che emana quell’inconfondibile odore. E ricordo che da piccola quando pioveva avevo sempre la nausea, perché sentivo puzzo di pesce. E quando ero al mare a volte sentivo la stessa puzza, e dicevo a mia mamma “eccolo l’odore, come quando fuori piove”, ma lei non lo sentiva, e adesso non lo sento più nemmeno io. Non sento più niente adesso, se non l’inconfondibile odore dell’asfalto caldo che si bagna a contatto con le gocce che cadono piano, piano piano.
sabato 3 aprile 2010
Coincidenze
....che a volte sogno anch'io di trovarmi in mezzo a tutte queste coincidenze, per credere che poi alla fine non siano proprio coincidenze.
martedì 23 marzo 2010
Per combattere l'acne
lunedì 22 marzo 2010
Che poi tornano sempre i giorni così

E poi…poi ci sono i giorni così, giorni che durano un’eternità, giorni che non finiscono con la notte ma che continuano, senza sosta, che ti svegli la mattina e ti ritrovi come il giorno prima. Non cambia niente. E ci sono ancora i giorni così. Che stavo dannatamente meglio un po’ di tempo fa, che stavo davvero meglio. E poi…poi arrivano i giorni così, ritornano sempre i giorni così, ritornano sempre. Ritorni tu, sparisco io. Sarà che ho passato un periodo a casa dei miei, e nonostante la mia iniziale disperazione, alla fine non stavo tanto male; sarà che sono stata una settimana senza bere, e senza fumare e sarà che adesso ho ricominciato ad abusarne…che forse è davvero quello che mi fa male. Ma stavo dannatamente meglio, e adesso tutti i miei sforzi stanno andando a farsi sfottere. Non riesco più a sorridere, non c’è nessuno che riesca a farmi sorridere. L’alcol è l’unica cosa che mi fa ridere, l’alcol è l’unica cosa che mi fa dormire. Anestetizzando i miei sensi e la mia mente, faccio sogni confusi la notte, a volte scappo, a volte rincorro, faccio sesso con persone sconosciute, di cui vedo solo i corpi, e la mattina non riesco mai a ricordare la faccia, ricordo solo i loro corpi esili, a volte di donna, a volte di uomo, a volte non lo so. Ci provo a ricordare i volti, ma non ci riesco. Sogni governati dalla paura, e dalla voglia di scopare. Sogni che sono solo sogni. E nient’altro. E sarà che la mia vita sembra sia stata solo un sogno, quando in mano non ho niente, quando alla fine non ci arrivo mai, quando la vita inizia a richiedere indietro ciò che ti ha dato, e tu ti accorgi che non hai niente da ridarle, mi accorgo che non ho niente tra le mani, solo un po’ di sabbia che sta scivolando tra le dita. Voglia d’estate, con la primavera che ha portato solo pioggia, ancora pioggia. E mi chiedo sempre come fanno a vivere in pianura padana, ma se poi ci stanno vuol dire che ci si può vivere, o quantomeno sopravvivere – mi dico. Quando poi ti accorgi che nemmeno qui si sta poi tanto bene, che il mare è sporco, e comunque non ci puoi arrivare in bici, devi prendere la macchina, e non hai i soldi per mettere benzina. E prima o poi dovrai deciderti a trovare un misero lavoro, rinunciando così a tutto, anche a piangerti addosso. Non sarebbe male avere due soldi in più. Non sarebbe male non doverti vedere più, non sarebbe male non doverti pensare più. Ma adesso piove, e le tue esili braccia intorno al mio collo starebbero bene, la pelle liscia del tuo viso spigoloso non starebbe poi tanto male appoggiata sulla mia spalla.o sul mio seno. ma adesso piove. E sono stanca. Ma adesso piove, e voglio solo dormire. scusami amore ma non voglio morire.
venerdì 12 marzo 2010

Odio quando mi telefonano che sto guidando. Amo guidare, amo guidare da sola, amo guidare da sola, con la mia musica ed i miei pensieri, sfrecciando in autostrada – cheprimaopoilosaichetibeccanovero?. Amavo guidare la notte, ma adesso mi sono accorta che non ci vedo più, e così ho imparato ad apprezzare la luce anche mentre sto al volante. E adoro guidare da sola. Perché la mente si distende ed entro nel mio mondo, lasciandomi alle spalle le altre macchine, le altre persone, ognuna con la sua storia ed i suoi problemi, di cui francamente non mi interessa per niente. Non mi interessano più i problemi degli altri, e la cosa spesso mi fa sentire come se dentro di me stesse morendo qualcosa. E non mi piace la birra in lattina. Anche se poi la bevo, ma non mi piace. Molto più dissetante una bottiglia. o sarà solo una questione di pregiudizi? Erano 4 giorni che non toccavo alcol, erano già passati 4 giorni prima che stasera udissi di nuovo lo sfiato familiare della lattina che si apre: SPFFFFF. Era più di un anno ormai che non stavo 4 – lunghi - giorni senza bere niente, nemmeno un sorso di vino. E sono mesi ormai che vivo in un mondo tutto mio, governato da uno stato de ebrezza continuo, ed un malessere che non se ne è andato mai; e rendersi conto la mattina della quantità dei soldi spesi la sera precedente, e capire il perché di quello strano mal di testa, e della bocca secca. E durante la giornata ricostruire la serata, e ridere di te stessa, e ripeterti che da oggi si cambia, senza capire quanto in realtà avresti bisogno di piangere. Perché ad un certo punto non si piange più, perché ad un certo punto ti accorgi che in realtà non hai mai pianto, perché piangere è da fighette, perché piangere è da codardi, e tu vuoi far la dura, ed intanto dentro muori. e ti vengono in mente un sacco di belle frasi. Da piccola volevo fare la scrittrice, o meglio: mi sarebbe piaciuto aver ricevuto il dono della scrittura, avrei scritto bei libri per curare il mio vuoto. perchè quando uno sta bene mica scrive: le poesie più belle sono uscite da menti tormentate, da menti allucinate ed instabili, persone così piene da sentirsi completamente vuote. Come me. Ma non ho ricevuto questa dote, ed ancora mi sto chiedendo quale dote Nostro Signore mi abbia dato. Ed il fatto che siamo in tanti a chiederselo, non mi è di nessun aiuto, anzi: “sei come tutti, né più né meno di tutti gli altri”, mi ripeto. Sono come tutti, sono niente e sono nessuno, sono tutti. A volte sono, a volte no. A volte.
lunedì 1 marzo 2010

“Il suo effetto su di te è stato devastante, è arrivata come un ciclone e si è portata via tutto quello che si poteva prendere, senza darti niente in cambio.” Queste sono le parole con cui hanno descritto il nostro (non)rapporto…mi sono sentita sporca, stupida ed illusa, che ogni volta che pensavo di aver trovato un equilibrio erano solo mie convinzioni, niente di fondato, solo stupide convinzioni nella mia testa…non sono abbastanza forte da riuscire a non venire a letto con te, e finché non saprò resisterti devo starti lontana, devo farlo per me. E non c’è torto o ragione, è il naturale processo di eliminazione. Perché l’anima brucia più di quanto in realtà riesca ad illuminare. Io ti ho resa forte, io ti devo rendere niente. E sarà solo quando tu sarai niente per me, che avremo un rapporto alla pari, che partiremo dallo stesso piano, e forse riusciremo anche ad avere un rapporto sano…perché questo rapporto è marcio, è stato marcio fin dall’inizio, ed io non l’ho mai voluto credere. “è così insano dentro i miei occhi: chi ami è un angelo che uccide se lo tocchi. in or out baby, vedo quello che poi non sento.”.
ti dirò arrivederci, almeno per adesso, ti devo dire arrivederci. Che forse sarà un addio, non lo so. Ma devo farlo, per me, devo iniziare a far qualcosa per me, devo (e forse voglio) tornare a sorridere senza di te, senza il tuo sorriso, senza le tue risate, senza i tuoi sguardi, senza i tuoi su e giù, senza aver bisogno delle tue mani su di me per sentirmi viva, senza aver bisogno di sapere che tanto prima o poi ci incontreremo di nuovo. Quando pubblicherò questo post, avrà inizio l’innaturale processo di eliminazione. Come un tossico che vuole smettere di farsi, come un alcolista che vuole smettere di bere. Non posso rinunciare all’alcol adesso, non ci riesco. ma rinunciando a te forse potrò smettere di affogare la tua assenza in serate fatte solo di cuba libre e canne, tanti cuba libre e troppe canne, potrò smettere di aver bisogno dello sballo fingendo così di non sentire la tua mancanza, potrò smettere di vivere nel mio mondo e ricominciare a far parte del mondo dei vivi, potrò risorgere dall’oltretomba, potrò provare di nuovo un sentimento sincero, un sentimento vero.. ora basta cazzo, ora basta. Io decido della mia vita, non tu. Io decido ciò che voglio per me, e non sei più tu. Sopravviverò. a te, e a me. Sopravviverò.

“Ora so che ogni uomo trova la sua dannazione”…e tu sei la mia dannazione. Non posso fare a meno di te, sbuchi fuori dal niente, e rovini sempre ogni mia serata. Non posso fare a meno di te. E non voglio stare con te. Ho smesso di rincorrerti adesso, sono stanca di non arrivare mai da nessuna parte, sono stanca di non prenderti mai. E così…ho smesso di rincorrerti, e adesso che siamo alla pari è tutto un altro rapporto. Adesso che siamo alla pari dico ciò che penso, e ciò che sento. Non ho più paura della tua risposta, non ho più paura del tuo silenzio, non ho più paura di star male, e nemmeno di star bene. Piano piano mi allontano dall’ossessione, dalla tua invasione. Ma nonostante ciò tu rimani la mia dannazione, nonostante ciò sei il mio sogno peggiore ed il mio incubo migliore, sei le spine intorno alle more: devo oltrepassarti per arrivare a cogliere il frutto che tu nascondi. Dopo un anno finalmente sento di nuovo il piacere della libertà, dopo un anno ho sentito di nuovo la vita battere dentro me, dove prima c’eri solo te, adesso batte di nuovo la vita. Voglio smettere di buttare tutti quei soldi nelle sigarette, meglio spenderli per un buon vino. Faccio progetti a breve termine, sperando abbiano ripercussioni nel lungo periodo. Faccio una vita basata su me e non più sui tuoi sbalzi d’umore. Voglio andarmene da qui. Destinata a scappare a vita, probabilmente è questo che sono. “ma soffri solo un po’ per poi non soffrire più”, ma adesso finalmente sto riempiendo piano piano il vuoto che tu avevi creato dentro me. Non dovrei dire che è stato bello conoscerti, ma nonostante tutto adesso ho finalmente voglia di dirlo: è stato bello conoscerti, è stato bello correre dietro a te, è stato bello raggiungerti. Chissà che magari un giorno riuscirò anche a superarti. Per adesso la mia ossessione si è trasformata in dannazione. Respiro a pieni polmoni l’aria fredda di febbraio, e sento il sole bruciare sulla mia pelle.
venerdì 12 febbraio 2010
"Ci deve essere un posto dove non esiste la paura"
"...Un minuto di raccoglimento per ricordare Giacomo e Annalisa.
Annalisa e Giacomo…ci hanno lasciati, per sempre. Sono scappati, sono voluti volare via. Perché? Che cos’è che non li ha trattenuti? E’ la paura…è la paura. Noi veniamo qui in chiesa per pregare Gesù, per pregare Gusù Cristo che è morto crocifisso attaccato a una croce; flagellato, frustato, dissanguato per noi. Umiliato da noi. Da noi. Perché chi l’ha messo sulla croce erano persone come noi. Identiche a noi. Con le stesse lamentele per un lavoro troppo faticoso. La stessa difficoltà di parlare con i figli. La stessa paura di essere giudicati. La stessa paura che ha fatto premere il grilletto ad Annalisa, la stessa paura che ha fatto buttare Giacomo giù da una finestra. Quella stessa paura che vi fa sentire leoni per la divisa che portate. E’ la stessa paura che vi rende pecore a fare quello che vi dico io, ad inginocchiarvi, a mettervi in piedi, soltanto perché ve lo dico io. La stessa paura che ci fa picchiare i noi figli quando non riusciamo a fargli fare quello che vogliamo. La stessa paura che ci fa accettare un compromesso. Che ci fa arrossire. Che ci fa abbassare la testa. La stessa paura. La stessa paura. Perché viviamo in un mondo di paura, perché questo è il mondo che siamo riusciti a tirare sù, questo è il grazie che rendiamo a Gesù cristo. Lo abbiamo ucciso noi. Lo uccidiamo noi ogni giorno, ogni domenica che veniamo qui a pregare. Un mondo fondato sulla paura, sulla paura, sulla paura e il potere per fermarla. E quanti Gesù ci sono?quanti Gesù ci sono ancora oggi? Quanti…? E li chiamiamo, li chiamiamo clandestini, immigrati, li chiamiamo extracomunitari, li chiamiamo dissidenti…chiunque ha qualcosa da dire, chiunque ha qualcosa da dire viene crocifisso. Perchè? Viviamo in un mondo di paura. E voi state qui ad ascoltare me…perché? Perché? Per una divisa che vi fa più paura della vostra? Per paura della mia divisa. Perché avete paura. e se me la levo questa divisa che cosa resta? Guadate…che cosa rimane.? A cosa servono le armi, le pistole, gli eserciti, i carceri, perché viviamo in un mondo di paura?…Ci deve essere un posto dove non esiste la paura."
venerdì 29 gennaio 2010
BANG

Me ne vado. Un volontario - e necessario - allontanamento da te. Sembra che i ruoli si siano invertiti: tu che sei arrabbiata con me, tu che non mi vuoi vedere né dare spiegazioni. Sembra che ciò che c'era di razionale nel nostro rapporto, sia andato oltre i confini logicamente comprensibili - e accettabili. Tu che sei gelosa di una lei che non esiste, perché è solo per te che ho occhi. Tu che provi a riprendermi. Tu che mi vuoi solo scopare, io che sono il tuo trofeo, io che sono lì da un anno e adesso tu mi vieni a dire che se non chiariremo è colpa mia. Tu che mi dici che per me hai sempre avuto tempo. Tu che rappresenti il mio non vivere, tu che sei il segno vivente ed evidente del mio fallimento. Ed io che stavo quasi per cedere, nuovamente; ed io, che a volte l'alcol confonde ciò che sento. E ciò che voglio. E tu che non mi vuoi più, ed io che non so nemmeno perché. E dovrei essere io a non volerti più. Morta per autoprocurato aborto. Mi sono uccisa da sola. Ho ucciso la tua voglia di starmi dietro. Ho ucciso la mia voglia di starti dietro. BANG. La pistola spara, e quando la pistola spara il proiettile non può tornare in canna. BANG. Quando sparano le pistole fanno un rumore assordante. E tu te ne vai indietro. BANG.
mercoledì 27 gennaio 2010

martedì 26 gennaio 2010

E sabato di nuovo lei che si struscia a me. E di nuovo il suo odore, e di nuovo la sua bocca che bacia la mia. E non è più la tua, è la sua. E forse cerco te in lei, o forse è solo il modo per allontanarmi da te. E di nuovo i nostri corpi che si sfregano, che si incastrano, e la musica intorno, e gli altri che ballano. E tu che non sei lì. E tu che non ci sei mai stata. Ed io che mi difendo così dal male che mi avresti sicuramente fatto, se avessi ricominciato questo stupido gioco con te. Ed io che ti ho aspettato per mesi, e tu che adesso non sei più da sola. Ma ti ho aspettato e scopro che sei già passato dentro di me.
lunedì 18 gennaio 2010
Questione di ruoli

E sudate ballavamo, in mezzo alla gente che anch’essa si dimenava senza sosta. E sudate cercavamo il contatto tra le nostre zone proibite. E pensavo che l’alcol ha un ruolo fondamentale in queste situazioni, riesce a rendere complici due estranee, riesce a creare un’intesa anche dove non c’è. Ed il rum che usavano ieri sera in quel posto era di pessima qualità, ogni sorso bruciava lo stomaco e dilatava i polmoni. Riuscivo a seguire il suo percorso prima che venisse corroso dai miei succhi gastrici, per trasformarsi poi in urina ed uscire di nuovo dal mio corpo. E pensavo che ieri pomeriggio avevo studiato che uno dei fattori di rischio per la salute è l’alcol, poiché gli alcolisti hanno un rischio assai maggiore di sviluppare certe patologie quali tumori del fegato, annessi e connessi; e fra parentesi c’era scritto “si definisce alcolista colui che assume più di 3 g di alcol ogni giorno”. E mi chiedevo quanti grammi ne stavo assumendo io. “Domani devo cercare su internet”, mi sono detta. E poi – colpa dell’alcol o dell’attrito provocato dallo sfregamento di due corpi? – ci siamo tolte le felpe, che faceva caldo in quel posto. E sentivo la sua maglietta fradicia, e sentivo la sua fronte umida, e sentivo il sudore scendermi anche lungo la schiena. Ed io e lei continuavamo a ballare, senza sosta, in mezzo a facce anonime che facevano da contorno. Ed ogni tanto sbattevamo qua e là, ed allora potevo anche osservare le persone che avevo intorno. Ma poi tornavo a concentrarmi su di lei. E a volte mi baciava anche il collo, ed allora spaventata l’allontanavo. chesemibaciilcollopoinonriescoacontrollarmi. E nei pochi attimi di lucidità, le chiedevo di starmi lontana - “per favore” le dicevo.
E se la vita fosse davvero una questione di ruoli, a lei che ruolo potrei dare? Forse è troppo selettiva la classificazione delle persone in base ai ruoli che possono (e devono) ricoprire nella mia vita. Forse le classificazioni sono sempre troppo semplicistiche. E se invece fosse solo una questione di priorità? Ognuno sceglie quali sono le sue priorità, e di conseguenza agisce. Potrebbe forse essere questa la spiegazione. Già. Solo che se davvero così fosse, avrei sempre sbagliato nel comportarmi. Se davvero così fosse, devo scrivere la lista delle mie priorità. Devo riscrivere la lista delle mie priorità. Se davvero così fosse.
mercoledì 13 gennaio 2010
Tempo Perso

Quanto tempo che perdiamo quando siamo insieme...a guardarci, a fare battute, sempre con questi doppi sensi, a parlare di cose che poi fondamentalmente non ci interessano, a cercare pretesti per avvicinarci, perchè quando siamo vicine è tutto più facile, tutto viene naturale: tu che mi accarezzi, io che mi irrigidisco, tu che mi chiedi a che penso, anche se so benissimo che mica ti interessa, io che non te lo dico. E poi ancora carezze, e la lotta con me stessa per provare a resistere. Ma è solo così, giusto per avere la coscienza pulita la mattina dopo. Perdiamo un sacco di tempo, quando in realtà potremmo smettere di parlare dopo i saluti e ricominciare a parlare la mattina dopo. Che tanto poi finisce sempre che ci addormentiamo, e che tu ti avvicini a cercare i miei abbracci. Cosa vuoi da bere? Quello che hai purche' sia forte. Torno tra un momento, cerco un argomento, recitare la mia parte. Già perché c'è sempre una parte da recitare, si farebbe molto prima se lei tornasse vestita soltanto del bicchiere. Ed invece tu torni nella stanza vestita, con due bottiglie di vino rosso in mano, e sorridendo mi dici "scegli tu, dai...ma che sia buono, perché dobbiamo brindare al nuovo anno!". Scegliere il vino è sempre difficile, non ho gran gusto: bevo tutto. E così abbiamo finito la bottiglia, e poi tu sei venuta vicino a me. E poi io mi sono irrigidita. E nel mio cervello solo il vuoto. E sentivo già il tuo sapore sulle labbra. E così ti ho baciato. Essere senza alternative e senza futuro. Essere lì solo perché quello è ciò che volevo succedesse. Ed è quello ciò che è successo. E quello che è successo non è nient'altro che una questione di istinti primari, senza tempo e senza controllo.
giovedì 7 gennaio 2010
Il buco nero

Ed inizia un nuovo anno. E probabilmente le persone normali avrebbero tirato le somme di ciò che è stato in quello vecchio, di ciò che hanno fatto, di ciò che non hanno fatto. Ma io non sono normale, e così questa volta non ho tirato nessuna somma, non ho fatto nessuna operazione di taglio e cucino sull'anno che è stato, né ho aspettative su ciò che verrà. Non guardo al passato, perché tanto ho capito che non so imparare dai miei sbagli. E non spero più nemmeno nel futuro, che tanto è sempre la solita vecchia storia che non cambia mai. E sono stanca di non portare a termine niente: se non hai alcun progetto, diventa impossibile sentirsi dei falliti perché non riesci a concludere; se non hai aspettative diventa impossibile non esserne all'altezza, diventa impossibile essere delusi dal niente. Sto creando una barriera tra me ed il mondo che mi circonda, di modo da non poter essere toccata da niente e da nessuno. Anestetizzo i miei sensi con litri di vino, addormento i miei pensieri con quintali di fumo, denso e caldo. Sento il cervello che si fa sempre più leggero, sento i desideri che piano piano si dissolvono nell'etereo. Ed i pensieri lacrimogeni non ci sono più, ed il mio senno ormai chissà dov'è finito, ed il mio fegato invece sta sempre peggio. Ma dopo aver scoperto che le gioie date da Bacco sono meglio anche di quelle che mi potevi (e mi potresti) dare tu...rimango fedele a lui...e tradisco te. E a volte capita che l'alcol surriscaldi i miei ormoni, che venga fuori il desiderio di avere qualcuno accanto nel mio letto troppo grande per dormirci da sola, il desiderio di provare ancora un brivido. Ma ricaccio tutto dentro, in fondo al buco nero che mi si è creato dentro, un buco nero dove finiscono tutte le emozioni, dove piano piano stai finendo anche tu. Chissà che questo buco nero ti inghiottisca una volta per tutte, portandoti per sempre via da me. Chissà che questo buco nero alla fine inghiottisca anche me. chissà che prima o poi collassi su me stessa. Chissà, magari un giorno non mi ritroveranno mai più.