lunedì 22 giugno 2009

La notte infinita




C'era qualcosa che mi stonava ieri in quel concerto...guardavo tutte le cantanti, una ad una, guardavo i vestiti, ascoltavo le voci, osservavo gli atteggiamenti...e più passavano le ore, più mi chiedevo cosa ci faceva lei lì in mezzo. Già, cosa ci faceva Gianna Nannini? La sua presenza stonava in mezzo a quel gruppo. E non perchè non fosse degna di star lì, anzi. E non per l'età forse un po' avanzata rispetto alle altre. Ma per come è lei, per come me la immagino io, per quello che traspare di lei. Cosa ci faceva Gianna lì? L'ho vista come inserita in un contesto che non le appartiene. Lei ha una voce che nessun'altra cantante può imitare, è inconfondibile il suo tono. Lei ha un modo di fare, un modo di vestire che non può essere paragonato alle altre che sono salite su quel palco, ha il suo modo di vestire. Ed a livello musicale - sarà che sono un po' di parte! - è tutta un'altra musica, tutto un altro suono, un'altra categoria. La Gianna che immagino io è una Gianna incazzata con il mondo, che lo vorrebbe spaccare, che convoglia questa rabbia nella musica. La Gianna che mi immagino io è fondamentalmente un'asociale, schiva al calore umano, che non si perde in smancerie ed effusioni. Le altre invece sembrano così solari, sempre sorridenti, amichevoli ed affettuose. Cosa ci faceva Gianna lì in mezzo?
Ma forse non ci sono andata tanto lontano...è stata la più "fredda"...non con noi, con noi ha dimostrato il solito affetto, ma con le altre cantanti...niente baci, niente carezze e niente abbracci. Solo sorrisi. Magari ha preso per mano la Pausini, o Elisa, o Giorgia...ma poi ha schivato abbracci eccessivi e baci non richiesti. O forse è stata solo la mia impressione, chissà.

E dopo essere giunta a questa conclusione, mi sono guardata intorno. E sono giunta alla stessa conclusione pensando a me. "Cosa ci faccio io qua in mezzo?". Mi abbracciavano le mie amiche, io abbracciavo loro. Mi prendevano per mano, volevano far le foto. Ma io non sono così. Io sono un essere fortemente asociale. Io sto bene da sola, a casa, sul letto, davanti al computer, con la mia birra e le mie sigarette. Io sto male in mezzo alla gente. Sto male a dover rispettare gli obblighi che il vivere in società impone, sto male nei posti affollati, sto male anche in mezzo a chi mi vuole bene. Sono marcia dentro, non riesco ad adattarmi, non riesco a rimanere in equilibrio, cado, sempre. E sono stanca di cadere. Non riesco più a rialzarmi. Sono giù da mesi, e nessuno se ne è accorto. Nessuno. Riescono solo ad incazzarsi con me, riescono solo ad urlarmi in faccia sentenze che non avrebbero il diritto di dirmi. Non le voglio più ascoltare. Sono in mezzo alla gente, e mi chiedo: "Cosa ci faccio qui?", perchè io non sono come loro. Perchè io non voglio essere come loro. Non ho speranze per il futuro, non ho niente in mano nel presente, ho solo dolore e rimpianti per il passato. La rabbia è la mia unica amica, smanio, non so dove indirizzarla...e lei rimane sempre qui, dentro di me. La sento quando scorre nelle vene, la sento quando raggiunge la mia testa, la sento quando pulsa nelle mie tempie. La sento, continuamente. A volte provo invidia, a volte odio, a volte commiserazione. Ma sempre provo rabbia.
Io non sono come vogliono loro, e non lo sarò mai. Faccio quello che voglio, quando voglio. La rabbia mi mangia dentro, e chi non la prova non la può capire. E chi non mi può capire, non mi può giudicare. A volte vivo, a volte sopravvivo. A volte amo, a volte il mio cuore smette di battere. A volte riesco anche a star bene, brevi momenti di sole in una vita nera. Il mio cuore nero porta cictrici che non si cancellano. Il mio cuore nero batte in corpo che a volte lo rifiuta. Il mio cuore nero a volte non batte. Cerco il sole, ma non lo trovo. Mai. E vivo nella notte. Vivo la mia notte. La mia notte infinita.

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