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lunedì 20 luglio 2009


Non puoi fare così. Non puoi. Non puoi aprire le tue braccia a lei ogni volta che torna, non puoi sparire nel nulla, per diventare ogni volta un fantasma che tormenta il mio sonno, un demone che si impadronisce dei miei incubi. Non puoi venire a letto con me la mattina, e la sera stessa andare a letto con lei. Cazzo, qualche ora prima con quelle mani toccavano il mio corpo, il tuo sudore si era mischiato col mio, le tue labbra accarezzavano il mio viso, i tuoi occhi erano solo per me. Qualche ora prima ti dimenavi nel mio letto, e sudata sorridevi, guardandomi. Qualche ora prima ci siamo svegliate abbracciate. E qualche ora dopo era lei a darti piacere. C'era lei nel tuo letto, c'era lei nei tuoi occhi. Sulle tue mani c'era il suo sapore. Non puoi fare così.

Non puoi buttarmi di nuovo nell'oblio, lasciandomi nuda, spogliata della mia identità, senza dignità, senza sogni, senza speranze. Non puoi.


Non puoi.
Ma ogni volta lo rifai.

giovedì 9 luglio 2009

Benvenuti in Italia


Benvenuti nel Bel Paese, dove in ogni luogo respiri Storia, respiri Arte, respiri sole. Benvenuti nel Bel Paese, dove il mare è blu, e le montagne sono alte, ed hanno la neve. Benvenuti nel Paese, in cui i Romani hanno dominato per secoli, dove poeti come Catullo ed Orazio hanno scritto versi che rimarranno nella storia, nella nostra storia. Benvenuti nel Paese, che ha dato vita a uomini come Dante, come Petrarca, come Boccaccio, come Macchiavelli, per non parlare di Foscolo, Leopardi e Manzoni con i suoi "I Promessi Sposi", il Paese di D'Annunzio, di Svevo, di Pirandello e di Montale. Il Paese di Canova, di Michelangelo, di Raffaello, di Leonardo da Vinci. Il Paese di Galileo. Quanta cultura si respira nel nostro passato! E perchè no, anche il paese di Mussolini.

Benvenuti nel Bel Paese, dove le cose si fanno sempre con superficialità, con disattenzione, con il menefreghismo tipico di questo popolo. E finchè tutto va bene ci fanno una risata sopra...ma quando succedono cose così, come la tragedia di Viareggio, come quella di San Giuliano dove è venuta giù la scuola, come quella di Piacenza dove si è diviso a metà un ponte sul Po, come quella dell'Aquila dove l'ospedale è stata una delle prime strutture a cadere...beh, allora ci si sveglia. E ci arrabbiamo. Perchè certe cose non devono succedere. Perchè ci rendiamo conto che le disattenzioni, i tagli ai fondi pubblici, la frenesia nel lavoro...beh, hanno conseguenze. Per mille volte va bene, ed i nostri errori non vengono alla luce, ma quella volta che non va bene, succede quello che è successo in questi luoghi, nella mia Viareggio che più volte mi ha tenuto compagnia nelle tiepide serate di fine estate, nelle calde giornate di luglio, nei bei pomeriggi di maggio.
Benvenuti nel Bel Paese, dove succedono cose che non devono succedere. E quando succedono, allora si cerca la colpa. Il nostro ben amato presidente ci assicura che chi ha sbagliato pagherà. Ma chi decide il prezzo per le 23 vite che se ne sono andate in questa tragedia? Chi decide il prezzo per la vita di chi non è morto, ma sta lottando in ospedale per sopravvivere, ed ha il corpo completamente ustionato, ed ha perso tutto in una sola notte? Chi decide il prezzo di chi si trasforma in un "sopravvivente", che porterà per tutta la vita quelle cicatrici, sulla pelle e nell'anima? Tutto questo non ha un prezzo. Caro presidente, qualsiasi cosa succeda ai responsabili (ammesso che riusciate a trovarli i VERI responsabili di tutto ciò!), beh...non sarà mai abbastanza, non potrà mai ripagare il male che hanno causato. Tutto questo dolore non ha un prezzo. Non doveva succedere una cosa così. Non doveva succedere. Ed il vostro compito è proteggerci, è far sì che la nostra vita vada verso il meglio, e non sempre più verso il peggio. Ma presto tutto cadrà nell'oblio. Al telegiornale arriverà un'altra notizia da ascoltare, un altro motivo per cui indignarsi. E tutto questo verrà dimenticato.
Benvenuti nel Bel Paese, dove nessuno paga mai, nessuno. E le cose restano sempre uguali. Non cambia mai niente.

BENVENUTI IN ITALIA.

lunedì 22 giugno 2009

La notte infinita




C'era qualcosa che mi stonava ieri in quel concerto...guardavo tutte le cantanti, una ad una, guardavo i vestiti, ascoltavo le voci, osservavo gli atteggiamenti...e più passavano le ore, più mi chiedevo cosa ci faceva lei lì in mezzo. Già, cosa ci faceva Gianna Nannini? La sua presenza stonava in mezzo a quel gruppo. E non perchè non fosse degna di star lì, anzi. E non per l'età forse un po' avanzata rispetto alle altre. Ma per come è lei, per come me la immagino io, per quello che traspare di lei. Cosa ci faceva Gianna lì? L'ho vista come inserita in un contesto che non le appartiene. Lei ha una voce che nessun'altra cantante può imitare, è inconfondibile il suo tono. Lei ha un modo di fare, un modo di vestire che non può essere paragonato alle altre che sono salite su quel palco, ha il suo modo di vestire. Ed a livello musicale - sarà che sono un po' di parte! - è tutta un'altra musica, tutto un altro suono, un'altra categoria. La Gianna che immagino io è una Gianna incazzata con il mondo, che lo vorrebbe spaccare, che convoglia questa rabbia nella musica. La Gianna che mi immagino io è fondamentalmente un'asociale, schiva al calore umano, che non si perde in smancerie ed effusioni. Le altre invece sembrano così solari, sempre sorridenti, amichevoli ed affettuose. Cosa ci faceva Gianna lì in mezzo?
Ma forse non ci sono andata tanto lontano...è stata la più "fredda"...non con noi, con noi ha dimostrato il solito affetto, ma con le altre cantanti...niente baci, niente carezze e niente abbracci. Solo sorrisi. Magari ha preso per mano la Pausini, o Elisa, o Giorgia...ma poi ha schivato abbracci eccessivi e baci non richiesti. O forse è stata solo la mia impressione, chissà.

E dopo essere giunta a questa conclusione, mi sono guardata intorno. E sono giunta alla stessa conclusione pensando a me. "Cosa ci faccio io qua in mezzo?". Mi abbracciavano le mie amiche, io abbracciavo loro. Mi prendevano per mano, volevano far le foto. Ma io non sono così. Io sono un essere fortemente asociale. Io sto bene da sola, a casa, sul letto, davanti al computer, con la mia birra e le mie sigarette. Io sto male in mezzo alla gente. Sto male a dover rispettare gli obblighi che il vivere in società impone, sto male nei posti affollati, sto male anche in mezzo a chi mi vuole bene. Sono marcia dentro, non riesco ad adattarmi, non riesco a rimanere in equilibrio, cado, sempre. E sono stanca di cadere. Non riesco più a rialzarmi. Sono giù da mesi, e nessuno se ne è accorto. Nessuno. Riescono solo ad incazzarsi con me, riescono solo ad urlarmi in faccia sentenze che non avrebbero il diritto di dirmi. Non le voglio più ascoltare. Sono in mezzo alla gente, e mi chiedo: "Cosa ci faccio qui?", perchè io non sono come loro. Perchè io non voglio essere come loro. Non ho speranze per il futuro, non ho niente in mano nel presente, ho solo dolore e rimpianti per il passato. La rabbia è la mia unica amica, smanio, non so dove indirizzarla...e lei rimane sempre qui, dentro di me. La sento quando scorre nelle vene, la sento quando raggiunge la mia testa, la sento quando pulsa nelle mie tempie. La sento, continuamente. A volte provo invidia, a volte odio, a volte commiserazione. Ma sempre provo rabbia.
Io non sono come vogliono loro, e non lo sarò mai. Faccio quello che voglio, quando voglio. La rabbia mi mangia dentro, e chi non la prova non la può capire. E chi non mi può capire, non mi può giudicare. A volte vivo, a volte sopravvivo. A volte amo, a volte il mio cuore smette di battere. A volte riesco anche a star bene, brevi momenti di sole in una vita nera. Il mio cuore nero porta cictrici che non si cancellano. Il mio cuore nero batte in corpo che a volte lo rifiuta. Il mio cuore nero a volte non batte. Cerco il sole, ma non lo trovo. Mai. E vivo nella notte. Vivo la mia notte. La mia notte infinita.